martedì 5 giugno 2012

Chi ha avvelenato i pozzi del presente e del futuro dei nostri ragazzi?

Io credo di appartenere ad una generazione fortunata, per diversi motivi, la mia generazione non ha vissuto la guerra, non ha vissuto la fame, ha attraversato gli anni dell’infanzia in una Nazione, (allora) piena di speranze, ha avuto la possibilità di studiare, di lavorare e di essere ottimista.
Ma c’è un’altra ragione per la quale ritengo la mia una generazione fortunata, e qui voglio parlare di  quelli come me  cresciuti in un piccolo paese rurale come Ciminna.


La mia generazione (anche se marginalmente) ha conosciuto l'economia rurale e i suoi valori, ha vissuto il suo  tramonto sotto il vigoroso incedere del miracolo economico italiano.
La mia generazione ha vissuto il terrorismo, gli assassini e le stragi  politico/mafiose, a noi è arrivato  forte l'eco della caduta del muro di Berlino, la fine di un mondo basato sulla guerra fredda tra blocco comunista e blocco occidentale.

La mia generazione ha vissuto il nascere e l’affermarsi della società globale, ipertecnologica e dell’iper comunicazione virtuale.
Noi abbiamo avuto la possibilità di essere testimoni degli eventi che hanno segnato il 20° secolo e che hanno tracciato la strada per il presente e il futuro del pianeta.
Noi abbiamo avuto la possibilità di affondare le nostre radici in un mondo che non c’è più,  un mondo forte e concreto, ma anche di vivere l’eccitazione e la frenesia dei giorni d’oggi, dove tutto cambia alla velocità della luce.
Chi di noi non è rimasto prigioniero del passato e non si è lasciato irretire irrimediabilmente dalle chimere dell'attualità del berlusconismo, ha in se gli strumenti culturali per avere una visione ampia e consapevole delle ragioni culturali, sociali e ed economiche che hanno determinato lo status quo.
Crescere in una società rurale piccola  nella quale le distanze fra la gente erano fatte di spazi reali e il confronto doveva essere forzatamente in presenza, dove gli effetti del duro lavoro erano visibili nel corpo e nelle carni dei lavoratori ci ha dato un vantaggio potenziale, quello di conoscere la forza del sacrificio finalizzato alla mobilità sociale.

Noi che siamo nati negli anni sessanta figli di dignitosissimi artigiani, contadini e commercianti,  abbiamo avuto genitori che non avevano gli strumenti culturali adeguati a guidarci in un mondo in precipitoso cambiamento, e affidavano le speranze di riscatto sociale dei propri figli alla scuola e alle istituzioni.
I nostri genitori verso la scuola  nutrivano un rispetto e una fiducia commoventi.
Oggi la scuola è cambiata le distanze, almeno sul piano dell’accesso alle informazioni, si sono annullate grazie ad internet, chi vuole può informarsi su tutto, verificare le occasioni e può darsi da fare, viviamo una rivoluzione enorme e positiva che ha cambiato la vita di tutti. Questo noi non l’abbiamo potuto fare, poche erano le fonti d’informazione sulle occasioni di lavoro o di studio, non c'era l'Europa con Erasmus con Comenius, un biglietto aereo Palermo-Roma costava un occhio e anche fare una telefonata era una spesa.
Noi abbiamo avuto meno chances ma siamo cresciuti in una società nella quale i pozzi della mobilità sociale non erano ancora stati avvelenati, il figlio del contadino o dell'operaio poteva, se valido, affermarsi e progredire nella scala sociale ed economica.
Oggi la società è bloccata chi sta sopra è destinato a restare sopra e chi è sotto e destianto a restare sotto, anzi a regredire sempre di più.
Abbiamo ragazzi molto in gamba, che studiano si laureano, provano ad affermarsi, ma la situazione economico/culturale dell’Italia ha quasi annullato le speranze per questi ragazzi di esprimere le loro potenzialità.
A mio avviso le responsabilità storico/politiche di questo disastro che stiamo vivendo sono collettive. Il punto di snodo io lo identifico con l'assassinio di Aldo Moro e l'ascesa della destra democristiana capeggiata da Andreotti.
Negli anni ottanta, la classe politica  italiana, dopo avere fatto fuori Aldo Moro che rappresentava e guidava la parte illuminata e onesta della DC, inaugura la stagione dell'economia di carta e della connivenza con i poteri criminali,.
La politica di quegli anni, ha tollerato e ha protetto  le organizzazioni criminali che  hanno instaurato un controllo del territorio capillare in cambio del loro consenso e della loro protezione. Risultato mezza Italia è caduta in mano alle mafie che ne opprimono lo sviluppo economico e culturale.
Sul fronte della tenuta socio/economica, nel sud soprattutto, i politici hanno foraggiato un consapevole programma clientelare che ha generato posti di lavoro a debito sulle future generazioni, cioè sullle generazioni dei giovani e dei ragazzi dei nostri tempi.
Tutto ciò è avvenuto con la complicità attiva delle genti del sud che al grido di " a democrazia cristiana mancia e fa manciari" votavano ampiamente  i partiti di governo di quel tempo, che praticavano una politica cinica, miope e  cannibale che ha divorato a poco a poco il futuro dei loro figli.
Questa generazione ha affidato (forgiandola) il futuro dei loro figli ad una classe politica corrotta e incapace, buona solo ad indebitare la Nazione per mantenere il consenso. 
Troppi ragazzi disoccupati, troppe poche chances di lavoro o di creare impresa.
La Sicilia, Ciminna, i ciminnesi, hanno provato e provano a stare al tempo, purtroppo però i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il nostro paese si spopola sempre di più, i giovani (giustamente) vanno via, nascono sempre meno bambini, anche perché se i giovani non restano i figli chi li fa?
L’economia è paralizzata,  insomma assistiamo ad un declino inesorabile e malinconico del paese e della regione , nonostante le tante belle intelligenze dei nostri ragazzi.
Pare che piano piano il paese e il sud  vadano spegnendosi lasciando solo ricordi e speranze disilluse.
Noi abbiamo il dovere di chiederci come sia stato possibile arrivare fino a questo punto? Bisogna, a mio giudizio, provare a capire per cambiare.
Personalmente credo che la responsabilità delle generazioni di chi ha oltre 50 anni, sullo stato delle cose sia enorme, quella generazione ha cancellato dai propri valori la forza dell'onesta e del lavoro, ha sempre agito pensando che il pozzo delle clientele fosse senza fondo, ha  sempre votato ed eletto chi faceva una promessa personale, un posto di lavoro nella pubblicha amministrazione, una pensione o un  accompagnamento fasullo e altre simili amenità.
Abbiamo rinunciato ad ascoltare chi parlava di interesse generale, di senso civico, di onesta e di sviluppo economico reale.
Abbiamo tollerato e alimentato la presenza di una economia ammalata, di imprenditori collusi, di politici e funzionari pubblici corrotti fino al midollo.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, il pozzo che noi credevamo senza fondo si è prosciugato, e adesso il conto lo stanno pagando i ragazzi, i giovani, costretti a vivere alle spalle dei genitori o di lavori senza futuro, in un territorio che è un deserto dal punto di vista economico/industriale e che si avvia ad esserlo anche dal punto di vista culturale.
Giovani senza prospettive se non quella di andare via dalla Sicilia per cercare altrove l’opportunità di una vita dignitosa, vittime di una eredità avvelenata confezionata dalla stupidità e dall'egoismo di una generazione che non ha capito.


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