domenica 3 giugno 2012

Omaggio ai tanti eroi silenziosi ciminnesi e siciliani.

Se dovessi raccontare la Sicilia e la sua gente attraverso le immagini impresse nella mia memoria, userei certamente i volti di alcuni miei vicini di casa e di alcuni miei parenti, volti di contadini e di muratori, volti bruciati dal sole e segnati dalle rughe di una vita di lavoro e di preoccupazioni. Volti di siciliani, di ciminnesi. Volti sinceri, semplici, aperti, onesti.


Userei l'immagine dei loro corpi "modellati" dal lavoro, piegati dalle fatiche di intere giornate passate a lavorare le loro terre.

Userei  i volti delle mogli di questa gente, donne capaci di far bastare alla famiglia quello che non poteva bastare, donne capaci di vestire i loro figli dignitosamente senza spendere una lira. Donne forti, sempre pronte a fare la loro parte nei momenti difficili. Donne immense mai abbastanza ricordate e celebrate.


Mi vengono in mente i volti, ma anche le storie di quei volti scavati, scolpiti come roccia, volti che ruga dopo ruga hanno intessuto il racconto di una vita, storie di uomini coraggiosi, non del coraggio delle grandi imprese ma del coraggio del sacrificio per la famiglia e per i figli.

Ho nitido nella mente il ricordo di un mio vicino di casa, che avendo ormai superato gli ottant’anni, la mattina per recarsi in campagna, aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a montare sul suo mulo, perché da solo non ce la faceva più. Ma il suo amore per la  terra era più forte della vecchiaia e degli acciacchi che avevano reso il suo corpo un rigido pezzo di legno, allora con l’aiuto del figlio montava sul mulo e partiva.

Poi una volta arrivato nel suo appezzamento di terra aveva ancora bisogno di qualcuno che lo aiutasse a scendere. All’epoca  mi chiedevo quali lavori era ancora in grado di fare in campagna questa persona; la domanda era sciocca perché lui non andava per lavorare, ma per stare in compagnia della sua terra. Quella terra che lo aveva visto nascere, crescere, sposarsi, vivere.


Una mattina questo signore si recò nella stalla, ma il suo mulo non era più lì, il compagno fedele di tante lunghe giornate di lavoro non era più al suo posto.

I suoi familiari lo avevano venduto, perché  preoccupati, perché lui era ormai troppo vecchio e malandato, avevano paura che cadesse dal mulo.


Da lì a qualche mese questo signore morì, si è lasciato morire, vinto dalla malinconia per la sua terra e dal sentimento per lui insopportabile di sentirsi inutile.
Inutile perché non era più capace di lavorare.


Ho nitido il ricordo di mio padre concentrato a fare i suoi conti per i piccoli appalti che  prendeva, attento a non sbagliare, attento a fare il preventivo giusto senza mai approfittarsi di una lira.
Ho vivo il ricordo della velocità con la quale, la sera  dopo una giornata di lavoro, partiva per andare in campagna a continuare a lavorare

Anche lui ha lavorato fino alla fine, solo una maledetta malattia lentamente ma inesorabilmente, ha divorato il suo corpo e cancellato la sua viva intelligenza. Due cose  la malattia non è riuscita a portargli via: il suo senso dell’umorismo, e l'amore per la campagna, quelle no. In questo la malattia ha perso contro mio padre.


Quando penso ai siciliani penso a gente onesta e lavoratrice, ma andando in giro per il mondo ho scoperto con rammarico che invece le cose che gli stranieri conoscono di noi, sono la mafia e la corruzione della classe politica.


Sono lesti gli stranieri ad associare la Sicilia alla mafia e alla corruzione, fondamentalmente  perchè della Sicilia abbiamo principalmente fatto conoscere al mondo, tramite i film e i giornali, solo quello che fanno questi parassiti siciliani.

Allora io dico no, non è cosi: la Sicilia ha anche il volto dei magistrati, dei poliziotti, dei politici onesti, dei sindacalisti giusti, degli imprenditori che si sono opposti alle estorsioni, la Sicilia ha il volto di tutta questa gente che dalla mafia è stata ammazzata.


La Sicilia ha il volto di questi eroi  che tutti conosciamo, ma ha anche il volto del mio vicino di casa, dei nostri padri, delle nostre madri, della gente costretta ad emigrare con il cuore colmo di rabbia e di odio contro i politici e la mafia, e di altri milioni di siciliani come loro, anche loro sono eroi.

Sono eroi silenziosi che hanno vissuto da uomini liberi e onesti, fondando la loro libertà sul loro sudore, sui loro sacrifici e sul loro lavoro, di fronte ai quali mi sento molto molto piccolo, e di fronte ai quali dobbiamo dire il nostro unico e solo "baciamo le mani".


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