lunedì 6 maggio 2013

Melanconia: di Prometeo.



Per comprendere in modo chiaro il rapporto che oggi esiste tra la melanconia e l’amministrazione comunale e il cittadino amministrato, dobbiamo analizzare l’etimologia del termine. Malinconia deriva dal greco, precisamente dall’unione di due termini: Melan nero e Kole bile. Quindi per i greci melanconia significava letteralmente bile nera.
Più generalmente oggi, ci riferiamo ad uno stato d’animo di tristezza e di abbattimento, di rallentamento e di scoraggiamento, di perdita del tono vitale e di senso di vuoto.
La mancanza di obbiettivi, da raggiungere da parte di un’amministrazione statica, ferma immobile, l’assenza totale di percorsi e prospettive, chi oggi non è malinconico?
Purtroppo, notiamo e constatiamo un aumento di casi, fra i compaesani, chi oggi non prova profonda tristezza, chi oggi non è moralmente abbattuto, stressato prostrato?
Uno dei primi esempi letterari di melanconico, lo offre Omero nell’Iliade, quando racconta di Bellerofonte che subisce l’ira degli dei.
“Ma quando fu in odio anche lui a tutti gli dei, solitario vagava per la pianura Alea, mangiandosi l’anima”.

Bellerofonte, in realtà, è un uomo probo e non ha fatto nulla contro gli dei, anzi ha superato innumerevoli prove, proprio come il cittadino ciminnese che, nonostante tutto riesce a mantenere un rapporto di collaborazione con le istituzioni, senza che le situazioni che hanno causato malessere (imposizione di tasse e balzelli) abbiano determinato nel tessuto cittadino animosità e tensioni che sarebbero potuto sfociare in un clima alterato.
I nostri amministratori, come gli dei, non si accontentano e vogliono sempre di più, sempre nuove tasse (per Bellerofronte nuove imprese ciclopiche), quasi si compiacciano di perseguitare il cittadino Bellerofonte che è impotente di fronte alla collera degli dei (amministratori) e diventa melanconico.
Questo stato d’animo pervade il cittadino lo avvita su se stesso anche se non ha nulla da rimproverarsi.
Primo esempio scientifico della malinconia lo fornisce Ippocrate, sostenendo che questa nasce da un eccesso di bile nel corpo, questo eccesso di bile porta alla collera, proprio come a distanza di secoli, accade oggi ai cittadini adirati per la mancanza di un’amministrazione pronta sveglia e progettuale che dimostri almeno di avere una visione.
Attuali i versi di Dante “un di venne a me malinconia e disse io voglio stare un poco teco”. Il guaio è con queste continue vessazioni , che dimostrano scarsa o addirittura assente progettualità, la malinconia no starà un poco, come diceva il divino poeta, ma rischia di restare eterna.
Nel 18° secolo R Burton scriveva: “Anatomy of melancholy” e proponeva come rimedio il classico salasso con applicazioni di sanguisughe, ci rendiamo conto che questo libro è quanto mai attuale, tant’è che i nostri amministratori applicano nei corpi dei già salassati ed esangui di noi concittadini amministrati
In Italia, Giacomo Leopardi affermava: “chi conosce intimamente il cuore umano e il mondo, cooosce la vanità delle illusioni e inclina alla melanconia”.
Pensiamo a tutte quelle persone “illuse” da fantastici percorsi personali, che non vedono nulla alla fine del percorso promesso diventando sempre più biliose.
Infine ricordiamo Miguel Cervantes in Don Chisciotte della Mancia: “la malinconia non è fatta ne per le bestie ne per gli uomini: ma se questi vi si abbandonano disperatamente diventano bestie”.
Non “abbandoniamoci”, proviamo a reagire, ognuno nel suo piccolo può e deve dare il suo contributo non cadiamo nell’errore di pensare che non si possa far nulla. Non cadiamo nel tranello del potere forte che non vuole nessun tipo di “voce” contro. Finiamola di essere malinconici, tristi, adirati.
Ricordiamoci che: Non con l’ira ma con il  riso si uccide” (F Nietzsche)
“La fantasia distrugge il potere e una risata vi seppellirà” (Bakunin).

Inviato da: PROMETEO

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