sabato 1 novembre 2014

Francia, a scuola arriva la carta della laicità.



Documento proibisce simboli religiosi.   

Di Giovanna Faggionato Da Lettera 43

La Francia torna in classe senza Dio. Senza crocifissi affissi alle pareti, senza stelle di David e veli sul capo, ma con 15 articoli appesi al muro che spiegano perché la religione non deve entrare a scuola. Rientrati dalle vacanze estive con la voglia di rivedere i compagni e i compiti ancora da finire, i 12 milioni di studenti francesi troveranno sulle pareti della loro scuola, all'ingresso e in punti ben visibili la carta della laicità.


LA CARTA DELLA LAICITÀ. Un documento che mette in chiaro quali devono essere i limiti della religione in ambito scolastico, in nome dei principi repubblicani e dello Stato francese. La novità annunciata a dicembre 2012 è stata presentata ufficialmente il 9 settembre dal ministro dell'Educazione nazionale Vincent Peillon. L'obiettivo dichiarato è quello di trasmettere ad alunni e insegnanti il valore positivo della laicità. Che in Francia, soprattutto dopo le polemiche sul velo, ha assunto una connotazione ostile alle minoranze.


NON FERIRE LA COSCIENZA. «La Repubblica», recita la breve introduzione ai 15 articoli, «esige ragione e giustizia» e per questo «la scuola francese ha il compito di contribuire al bene comune, alla costruzione dell'uguaglianza, della libertà e della fraternità, e di aiutare gli studenti a diventare cittadini senza ferire alcuna coscienza: è l'essenza della laicità».
Le 'tavole' della laicità vietano l'esibizione di simboli religiosi, fanno riferimento alla parità tra uomo e donna e, punto ancora più importante, affermano come ogni argomento, dogmi religiosi compresi, possa essere soggetto alla «discussione razionale» e scientifica nelle aule di scuola.
L'iniziativa ha già scatenato le rimostranze del Consiglio per il culto musulmano. Ma il governo socialista marcia dritto per la sua strada e si appresta a introdurre il divieto di portare il velo anche all'università.

La scuola deve rispettare una «stretta neutralità» nell'insegnamento

La carta, presentata in un liceo alle porte di Parigi, comprende cinque articoli che enunciano i principi generali. E altri 10 che regolano l'applicazione in ambito scolastico.
Nelle classi, infatti, il rischio di incappare in temi scivolosi è all'ordine del giorno. Basta parlare del genocidio ebraico per incontrare il tema della libertà religiosa o inserire nel programma di storia anche il conflitto israelo palestinese per affrontare un nuovo scontro culturale.
Per non parlare dei professori di biologia e scienze, incaricati di spiegare la teoria evoluzionistica di Darwin ma anche di educare i ragazzini alla sessualità. E poi ci sono la palestra, la piscina, la mensa: ovunque sia coinvolto il corpo, le abitudini alimentari e comportamentali può essere avanzata la richiesta del riconoscimento di un'identità religiosa. La carta della laicità, invece, blocca questo riconoscimento nel nome della libertà di ognuno e di una imprecisata «neutralità» dello Stato.


VIETATO ESIBIRE SEGNI RELIGIOSI. «La Repubblica» spiega l'articolo 2 «organizza la separazione delle religioni dallo Stato».
«Ciascuno è libero di credere o non credere», precisa l'articolo 3. Mentre l'articolo 6 collega alla libertà individuale il principio di laicità, che serve a proteggere da «ogni forma di proselitismo e pressione». E garantisce (articoli 7, 8, 9) una cultura condivisa, libertà di espressione per tutti e la parità tra uomo e donna.
Quindi l'articolo 11 impone che il personale della scuola rispetti una «stretta neutralità» nell'insegnamento, liberandolo da qualunque connotazione confessionale.
Secondo l'articolo 13, gli studenti non potranno invocare la religione per rifiutare di studiare una materia. E, forse ancora più importante, l'articolo 12 specifica che nessun soggetto è escluso dall'indagine scientifica, nessun argomento dall'insegnamento pedagogico. Mentre bisogna arrivare all'articolo 14 per leggere che «è vietato esibire segni religiosi».
ESCLUSE LE SCUOLE PRIVATE. Dal 9 settembre, la carta dovrà essere appesa in tutti i 54 mila istituti statali proprio come il tricolore e la dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1792. Escluse dall'obbligo restano le 8800 scuole private che accolgono circa 2 milioni di studenti.
Ma non è finita perché la carta è destinata a diventare uno strumento per insegnanti lasciati spesso soli a gestire domande scomode sul rapporto tra cultura e religione. Il ministero dovrebbe preparare un 'kit pedagogico' da inserire nei corsi di abilitazione all'insegnamento. E fornire materiale per una pedagogia della laicità durante tutto l'anno 2013-2014.

I musulmani lamentano diversi riferimenti all'Islam

Secondo Le Monde, al momento dell'annuncio a dicembre 2012 l'iniziativa aveva incassato il favore di nove francesi su 10. Resta il problema delle minoranze. Il 9 settembre, infatti, la carta è stata contestata apertamente dal Consiglio francese per il culto musulmano che ha lamentato diversi riferimenti all'Islam. Dalla reiterazione del divieto di esibire simboli religiosi, in vigore dal 2004, all'allusione alla parità tra i generi. «Il 90% dei musulmani avranno l'impressione di essere presi di mira, anche se nel 90% dei casi non pongono problemi», ha commentato il presidente del Cfcm Dalil Boubakeur.


BATTAGLIA CONTRO CHI DIVIDE. Dal canto suo il ministro Peillon, già inventore dell'ora di morale laica destinata a entrare in vigore nel 2015, rigetta tutte le polemiche: «Non è una lotta per opporre gli uni agli altri ma, al contrario, una battaglia contro coloro che vogliono opporre gli uni agli altri», ha dichiarato al Journal de dimanche.
Il governo socialista, su questo punto, sembra avere le idee chiare. E nessuna intenzione di fermarsi di fronte alle contestazioni.
In aprile, infatti, il presidente della Repubblica François Hollande ha istituito un osservatorio della laicità e nello stesso mese l'Alto consiglio dell'integrazione ha messo a punto un rapporto che consiglia di estendere alle università il divieto di portare il velo. Dalle parti dell'Eliseo, insomma, la laicità è sacra.

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