sabato 13 aprile 2013

Pensa una cosa impossibile e realizzala.



Viviamo in un epoca veloce nella quale quello che è attualità adesso diventerà obsoleto e vecchio fra un paio d’ore.
Quello che succede a New York rimbalza a Ciminna nel giro di un secondo, quello che viene detto a Londra viene commentato a Palermo nel giro di un nanosecondo, tutto si rincorre senza sosta, tutto cambia e muta in tempo reale, in una dimensione spazio-temporale che ha annullato quegli spazi di riflessione e di assimilazione ponderata dei cambiamenti indispensabili a filtrare il giusto dallo sbagliato il bello dal brutto, il cattivo dal buono, l'inutile dal necessario.
L’onda della vita ci trascina da una notizia all’altra, da un posto all’altro, da una certezza all’altra senza darci il tempo di pensare, di riflettere, di discutere in una sola parola: non abbiamo più il tempo per  capire.

L’essere umano naturalmente, com’è sempre successo, non è in grado di opporre nessuna resistenza a quello che egli stesso crea e determina, non in quanto singolo ma in quanto umanità, in quanto massa.
Pare che quando l’individuo agisce da solo è capace di generare il bello e il giusto, mentre quando agisce e decide in massa sia capace solo di arrecare danno alla propria specie e al luogo che lo ospita: cioè il pianeta. Le masse credono di decidere e di contare, in realtà non è mai stato così e non è così nemmeno oggi.
Orde di opinionisti e di saggi si affacciano ogni giorno da uno schermo e ci rovesciano addosso le loro verità  spesso pelose e partigiane, verità che noi siamo  costretti ad assorbire in maniera a volte complice e a volte vittima.
Giornali e giornalisti, presentatori e veline formano e generano le opinioni dominanti che guidano i nostri acquisti, i nostri atteggiamenti, le nostre scelte politiche, le nostre convinzioni sociali e a volte anche quelle religiose.
Il fatto che noi siamo vittime o complici di chi conduce il gioco è ininfluente rispetto al risultato finale perché ciascuno di noi e parte del gioco, siamo comunque parte attiva e meccanismo del complesso sistema che stabilisce quello che è giusto e quello che è sbagliato.
Nel frattempo è arrivato internet, sono arrivati i social network, la democrazia partecipata  le scelte dal basso, e tutti abbiamo la sensazione che le cose siano cambiate o stanno cambiando.
Ognuno di noi, che è entrato in questo mondo di partecipazione sociale virtuale, è convinto che le cose stanno cambiando anche per merito suo.
Il semplice fatto di stare davanti ad un pc, a commentare un articolo di giornale o a partecipare ad un sondaggio, o ad esprimere le proprie opinioni su qualcosa, ci fa credere di essere protagonista di un mondo che cambia e artefice assieme a tanti altri cittadini virtuali dei cambiamenti che ci pare di vedere in atto o di intravedere all’orizzonte.
Senza volere sminuire di un nulla il valore della rete, anzi io sono fra quelli che la ritengono uno strumento potente di partecipazione e di confronto oltre che risorsa di arricchimento formativo e di contaminazione culturale; partendo dall'assunto che la rete sta cambiando le nostre vite, dovremmo porci qualche interrogativo: siamo convinti sul serio di partecipare a questo cambiamento in maniera consapevole? Questo cambiamento va nella direzione giusta?
Se pur personalmente (mi ripeto) ritengo che la rete e le possibilità che essa offre, rappresentino una rivoluzione positiva in termini di comunicazione, commercio, circolazione di notizie e di idee sburocratizzazione e di crescita culturale, ho delle forti riserve circa il fatto che la rete stia dando un contributo positivo determinante circa l’affermazione di opinioni dominanti migliorative delle condizioni dell’umanità e del nostro pianeta rispetto al passato.
Analizziamo brevemente tre aspetti principali del nostro vivere: ambiente, guerra e distribuzione della ricchezza.
Non ho le competenze per fare delle analisi storico-comparative  di questi fenomeni, però posso affermare con certezza, che nell’ultimo trentennio nell’opinione pubblica mondiale si è affermata una sensibilità nuova e migliorata rispetto alle tre problematiche evidenziate, ma è anche altrettanto innegabile che nulla è cambiato in concreto. Al cambiamento di sensibilità dei popoli rispetto a queste tre tematiche non è corrisposto un cambiamento concreto delle scelte dei potenti e quindi le cose vanno come sono sempre andate.
La rete se pur serve ad accellerare i cambiamenti d'opinione e migliorare le coscienze, appare tuttavia inefficace nel generare quei cambiamenti di rotta che portano a scelte globali migliorative delle azioni politiche a favore della’ambiente, della convivenza tra i popoli e ad una distribuzione equa della ricchezza globale.
Insomma la rete da un alto è fonte di confronto e di scambio, di arricchimento democratico e partecipativo e di miglioramento delle sensibilità socio-ambientali, dall’altro lato non riesce a contaminare le scelte dei potenti che continuano ad agire avulsi dai contesti e dai bisogni dei popoli e del pianeta. Anzi mi viene da dire che la rete genera tanto di positivo quanto di negativo anche nel campo delle scelte politiche.
L’affermazione precedente, che per molti è un ovvietà, per i cultori del purismo virtuale probabilmente non lo è. La rete per molti è vista come la via maestra verso la verità.
Questo è un limite oggettivo e pesante della rete, che rischia di trasformare quella che è un’immensa fonte di opportunità di crescita culturale e di partecipazione democratica, in una sorta di luogo dell’effimero etero guidato da chi ne ha studiato le potenzialità in termini di formazione e di orientamento  delle coscienze e delle masse.
Insomma il rischio è che le  potenzialità positive della rete vengano usate dai soliti poteri e dai soliti potenti per farci credere che stiamo partecipando al cambiamento, che tutto sta cambiando mentre tutto resta immutato e immutabile.
A me pare, da frequentatore e da user della rete, che sia arrivato il momento di cominciare ad istituzionalizzare i luoghi virtuali, non tanto e non solo in termini burocratici ma anche in luoghi di formazione delle scelte, delle leggi e delle regole.
A questo proposito voglio lanciare un'idea agli attivisti 5 stelle in primis e a tutti i politici dopo.
Si dibatte in questi giorni di riformare il parlamento, di abolire il bicameralismo perfetto che è ormai un retaggio di una cultura antifascista che non ha più ragione d’esistere, un orpello antistorico che crea immobilismo e genera casta politica autoreferenziale e privilegiata.
Io credo che forse si potrebbe abolire il senato dei senatori e istituire il senato dei cittadini che agisca con meccanismi virtuali.
Si può istituire il senato virtuale dei cittadini dove votare referendum, proposte di legge, pareri su chi deve occupare determinati incarichi istituzionali etc.
Insomma un senato digitale che possa essere il punto d’incontro in tempo reale delle esigenze tra cittadini ed eletti.
Un luogo organizzato nel quale i cittadini possano orientare  le scelte degli eletti, un luogo che accorci o annulli le distanze tra chi deve fare le scelte e chi degli effetti delle scelte è il  destinatario finale.
Sono convinto che bisogna assolutamente operare in questa direzione per evitare che la rete diventi il luogo delle illusioni, il luogo nel quale crediamo di partecipare alle scelte, il luogo inefficace della gratificazione digitale delle nostre esigenze di cittadinanza attiva.

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