domenica 1 luglio 2012

Un libro a settimana.


Questa settimana voglio suggerire di leggere “Cosi parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche, premetto che si tratta di un testo filosofico molto ostico sia nell’esposizione delle trame filosofiche che nelle tessiture morfo-sintattico-lessicali, quindi consigliabile a chi ha dimestichezza con l’autore stesso, e con i grandi filosofi greci da Socrate a Platone, per via dei rimandi continui che Nietzsche opera.
Questo non per scoraggiare l’eventuale lettore ma per suggerire, se si vuole conoscere Nietzsche, di partire eventualmente con il leggere qualche suo testo più semplice tipo "La nascita della tragedia" oppure "Umano troppo umano" testi di più facile approccio.


Il sottotitolo al testo, dato da Nietzsche è: “Un libro per tutti e per nessuno”; onestamente dopo averlo letto il testo due volte, ho interpretato questo sottotitolo come la volontà da parte dell'autore di indicare, che per leggerlo, capirlo e apprezzarlo non è necessario essere filosofi ma avere una buona predisposizione d’animo e  una certa sintonia filosofica con le teorie esposte.

Suggerendo di leggere “Cosi parlò Zarathustra” in pratica voglio suggerire di leggere Nietzsche, quindi non mi addentrerò nel commentare il testo, anche perché trattandosi di testo filosofico è giusto che ciascuno lo interpreti come vuole, è giusto che ciascuno lo indossi e lo modelli su di se come il suo sentire gli suggerisce di fare.

Nietzsche è stato un filosofo controverso che rompe gli schemi della filosofia tradizionale occidentale che Nietzsche definisce il “rimedio che è peggio della male” che intende curare.

Nietzsche infatti crede che se la filosofia è la “scienza” che deve aiutare l’uomo a superare le sue contraddizioni e ad accettarsi cosi com’è, con le sue paure e con i suoi limiti, questo deve avvenire attraverso la consapevolezza che l’uomo è spirito ma è anche pulsioni, emozioni,  errori, insomma l’uomo non può superare le sue paure se non guarda a se stesso come un insieme di sublimi aneliti e
infimi (ma molto veri) istinti primordiali.

Il mondo per Nietzsche è quello reale che abbiamo davanti a noi ogni giorno. Le realtà metafisiche non corrispondono ad alcuna verità, il mondo vero è per Nietzsche questo mondo, il mondo che abbiamo davanti, il mondo entro il quale si manifesta il vigore vitale, unica vera e possibile fonte di benessere. Ogni tentativo di rimedio è quindi peggiore del male, poiché per combattere la paura dell'ignoto (il male) finisce per allontanare l'uomo dalla vita.

Nietzsche è stato considerato dai suoi detrattori un nazista, anzi il precursore della filosofia di vita che sta alla base del nazismo.

Alla base di questo falso mito, c’è il fatto che una sua sorella, sposata con un generale nazista, alimento a fini personali, il pregiudizio giocando sull'interpretazione del concetto (espresso in questo testo) di “ubermensch” che alcuni traducono con “superuomo” altri preferiscono (io tra questi) tradurre con "oltre l’uomo". Inoltre anche la dichiarata ostilità del filosofo verso la chiesa e verso le  religioni diede ai suoi detrattori, ottime carte da giocare contro di lui e accostarlo impropriamente al nazismo.

In realtà il “superuomo” di Cosi parlo Zarathustra è un uomo che vuole andare oltre la morale oltre le religioni.

La morale per Nietzsche, è un insieme di menzogne che servono per vivere meno angosciosamente; la morale  nel tempo si è configurata come lo strumento che gli uomini deboli utilizzano per dominare su quelli forti. L'uomo debole è l'uomo che non ha il coraggio di accettare il divenire e il mutamento caotico come legge portante della sua vita, l'uomo forte, per contro, è il superuomo, colui il quale dice "sì" alla vita, colui che non si fa scudo di alcun rimedio morale e consolatorio e accetta il caos di cui consiste la vita.

Il mio commento deve forzatamente interrompersi qui sia perché non ho la pretesa di  sapere interpretare un’opera cosi complessa e fondamentale della filosofia occidentale, sia perché come dicevo in precedenza Nietzsche và letto ed interpretato alla luce del nostro personale modo di essere e di pensare.

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