
La modifica proposta dalla minoranza,
se fosse stata accolta avrebbe consentito la videoregistrazione e la successiva
pubblicazione online delle sedute del consiglio stesso, in modo da potere
essere fruita da casa dagli anziani, dai
disabili e da tutti coloro che per un motivo o per un altro non vogliono e non
possono recarsi ad assistere alle sedute del consiglio comunale.
In quell’articolo il Presidente
del Consiglio, sig. Martino Savoca, espone le ragioni per le quali, lui
medesimo, unitamente ad altri sette consiglieri del gruppo consiliare di
maggioranza, hanno detto no a questa modifica e quindi di conseguenza hanno
detto no alla videoregistrazione delle sedute.
A leggere l’articolo ci si rende
subito conto che le giustificazioni a sostegno del no, esposte dal Presidente
Savoca, suonano come un acrobatico, colpevolmente tardivo e fuori contesto tentativo di
spiegare ai ciminnesi, l’assurdità di una decisione che va contro la
comunicazione e la trasparenza dei lavori dell’aula consiliare.
In primo luogo occorre rilevare
che durante la seduta, gli otto consiglieri che hanno bocciato il punto, lo
hanno fatto senza proferire una sola parola per spiegare le ragioni del loro no, tutti quanti, compreso il Presidente.
Il consiglio comunale è la sede
propria del confronto tra consiglieri, e del
dibattito sui punti all’ordine del giorno, non è certo il posto dove andare ad
alzare la mano per dire si o no nel più assoluto mutismo.
Il Presidente poteva argomentare
ed esporre, quanto detto al Giornale di Sicilia, in consiglio comunale, è
quella la sede propria per manifestare il proprio pensiero in merito ai punti
all’o.d.g. non certo le pagine del GDS.
Il Presidente ha perso una buona
occasione per sottoporre al confronto, con gli altri consiglieri, le sue tesi e
magari supportarle citando norme e articoli di legge.
Tanto più, il Presidente era
tenuto a farlo, in quanto il punto in questione, interveniva sul regolamento di
funzionamento del consiglio comunale, quindi era materia di regole sulla quale il
Presidente non può e non deve starsene in silenzio, se ha contezza delle
prerogative del suo ruolo istituzionale e di questo non vogliamo certo dubitare.
Va detto che il Presidente è
stato investito della questione di cui ci stiamo occupando, ormai oltre tre
mesi fa, cioè, da quando l’associazione Liberamente aveva avanzato formale
istanza per potere video riprendere le sedute e pubblicarle sul web.
All’epoca il Presidente rispose negativamente
alla richiesta di Liberamente, e motivava il diniego alla richiesta dell’associazione,
dicendo che l’amministrazione aveva la volontà di provvedere a fornire questo
servizio alla cittadinanza con mezzi
propri.
Trascorsi tre mesi da quella
risposta negativa, alla data del 5 ottobre 2012, ancora nulla aveva fatto l’amministrazione
comunale,e nella seduta di consiglio comunale tenutasi a quella data, ha anche bocciato, per mano
della sua maggioranza, (esclusi i consiglieri Urso Miano e Pollaci) la modifica al regolamento proposta dalla minoranza
consiliare, con un omertoso e secco no.
I ciminnesi, dai consiglieri comunali,
sul punto si sarebbero aspettati qualcosa di diverso da un muto diniego, perché in tre
mesi, il Presidente e i consiglieri hanno avuto tutto il tempo per documentarsi e mettersi nelle condizioni di votare una proposta articolata e rispettosa di ogni obbligo di
legge relativo alla privacy e all’ordine pubblico, così da mantenere fede all’impegno
preso dal Presidente con l’associazione Liberamente.
Invece nulla assoluta inattività.
Invece nulla assoluta inattività.
D'altronde in cinque mesi il
consiglio comunale si è riunito solo tre volte, e quindi, come si suole dire,
non è stato oberato dagli impegni.
Se consideriamo poi (tanto per fare due conti) che il Presidente
percepisce una indennità di funzione, che non è dato conoscere con esattezza,
ma che dovrebbe aggirarsi sui 1000 euro mensili, calcoliamo che ogni seduta di
consiglio ci è già costata (a noi ciminnesi) oltre 1.500 euro ciascuna ,solo per
pagare l’indennità del Presidente. Se poi andiamo ad analizzare cosa ha
deliberato il consiglio comunale in queste tre sedute, ci rendiamo conto dell’enorme
squilibrio costo beneficio dell’operato dell’organo consiliare.
Ma torniamo ad occuparci della
questione videoregistrazione e pubblicazione online delle sedute di consiglio
comunale.
In primo luogo dobbiamo avere
presente che le sedute di consiglio comunale sono pubbliche, qualsiasi
cittadino può assistere alle sedute e non c’è legge che possa impedirlo.
Mentre il cittadino eletto consigliere,
nel momento stesso in cui il Presidente dichiara aperta la seduta non è più un
privato cittadino, egli assume la fattispecie giuridica di consigliere comunale,
che comporta il privilegio di rappresentare tutti e di fare le giuste scelte
nell’interesse collettivo, e nel farlo perde (per tutta la durata del
consiglio) lo status di privato cittadino, acquisendo quella di uomo pubblico.
Il Presidente dice, nell’articolo
pubblicato dal GDS, che bisogna valutare le problematiche di ordine pubblico della questione.
Ma di quale ordine pubblico sta
parlando il Presidente? Io non sono uomo di legge (come invece è il Presidente)
e quindi vado a lume di naso e a rigor di logica, e mi chiedo come una
telecamera piazzata nell’aula consiliare, e segnalata al pubblico nel rispetto
della legge, possa arrecare problemi di ordine pubblico. Ormai ci sono telecamere ovunque.
Volendo credere alle
affermazioni del Presidente (non abbiamo ragioni per non farlo) cioè nel caso ci fossero implicazione di ordine
pubblico nel videoregistrare le sedute, non poteva il Presidente, in tre mesi,
illustrare a tutti i consiglieri la natura di queste problematiche e quindi
arrivare in consiglio con le dovute soluzioni tecnico-giuridiche per bypassare
questo ostacolo?
Lo stesso ragionamento deve
essere fatto per quanto riguarda le problematiche legate alla privacy evocate
dal Dott. Savoca nelle sue dichiarazioni al GDS, noi non mettiamo in dubbio che
esse esistano (anche se ci aspettiamo che il Presidente citi leggi, commi e articoli
a supporto di quanto dice), tuttavia considerato che altri paesi vicini al
nostro, già videoregistrano e pubblicano le sedute, bastava che il Presidente
avesse telefonato ad uno di questi e farsi dire come fare, anziché far fare a
se stesso e a sette altri consiglieri la figura del no secco.
D’altronde i consiglieri che hanno
votato no, si sono affacciati tutti dai balconi a comiziare, non hanno
trovato nessun ostacolo ad esporsi pubblicamente per chiedere il voto ai ciminnesi, adessso perché non parlano perché si nascondono?
Noi ci chiediamo: ma non dovrebbe
essere motivo d'orgoglio per i consiglieri comunali, per il sindaco e per gli assessori (anche
quelli con doppia funzione) potere mostrare ai cittadini quello che fanno, dicono e votano? Di cosa hanno paura?
Ben altro che un trafiletto sul
giornale, ci saremmo aspettati da un politico, ormai di lungo corso, quale è il
Presidente Savoca che oggi ha, il privilegio di sedere sullo scranno più
importante dell’aula consiliare del Comune di Ciminna, che in passato ha anche ricoperto il
ruolo di capogruppo, che è stato membro del CDA Coinres (con una indennità di funzione molto cospicua) nel momento
delicato della transizione della gestione del servizio di raccolta rifiuti dal
Comune al consorzio (purtroppo con i risultati di quel passaggio che sono sotto gli
occhi di tutti).
Insomma il Presidente ha dato a
Ciminna, ma ha anche ricevuto, egli ha tutte le carte in regola e l’esperienza per fare bene il Presidente
dentro il Consiglio Comunale e non con i trafiletti sul Sicilia.
E non bastano certamente le manifestazioni d'intento per il futuro a fare giustizia di un voto assurdo contro la trasparenza e la partecipazione, perchè di buone intenzioni sono lastricate le strade che portano all'inferno.
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