Turista e viaggiatore alla
ricerca del bello, alla ricerca di eventi e visioni ispiratrici, alla ricerca di
stimoli culturali, se ti capita di recarti a Roccamalata non perderti la
cosiddetta ronda dei due cotiledoni.
A Roccamalata, don Coco de Cucuzzunis
e il suo fido scudiero Ballerin De Curtuliddis,
ogni dì che il buon Dio ci manda, montano sulla loro splendida carrozza a 3
coppie di cavalli neri e fanno un giro per le strade leopardate del loro ridente
paesello.
Turista e viaggiatore, lo
spettacolo è di per se edificante, una goduria per gli occhi e per la mente.
La carrozza è bellissima e gli
occupanti sembrano due Adoni, durante il percorso sfilano per le strade illuminate dal solleone e salutano con la mano, e benedicono la plebe festosa con un bel sorriso ghignante e
sincero stampato sulla loro bella faccia intelligente.
Procedono lenti e solenni in mezzo a due ali di folla osannante che li osserva ammirata ed estasiata e risponde al saluto in maniera adorante e riverente. Già questo spettacolo basterebbe a riempirti l’animo, caro turista in cerca di emozioni.
Procedono lenti e solenni in mezzo a due ali di folla osannante che li osserva ammirata ed estasiata e risponde al saluto in maniera adorante e riverente. Già questo spettacolo basterebbe a riempirti l’animo, caro turista in cerca di emozioni.
Ma se puoi, caro viaggiatore che hai avuto la buona ventura di posare lo sguardo e il piede sul suolo patrio di Roccamalata,
avvicinati alla carrozza quando essa si accosta al ciglio della strada e i suoi due nobili
occupanti s’intrattengono a conversare con i loro sudditi, tendi o viaggiatore proprio in quel
momento un orecchio attento.
Lì e in quell'attmio, caro turista, ti accorgerai con stupore immenso di quanto alto può essere il livello della discussione quando di mezzo c’è l’ingegno e la favella forbita di don Coco, di quanto colte sono le sue citazioni, di quanta saggezza spilla da ogni sua parola, di quanta sapienza può racchiudersi nella testa di un solo omino, e di quanta fortuna ha avuto il popolo di Roccamalata ad essere guidato da tale fiero condottiero. Ah se tutti ce ne fossero altri cento o altri mille! La sicula terra isola avrebbe risolto da tempo le sue secolari tribolazioni.
Lì e in quell'attmio, caro turista, ti accorgerai con stupore immenso di quanto alto può essere il livello della discussione quando di mezzo c’è l’ingegno e la favella forbita di don Coco, di quanto colte sono le sue citazioni, di quanta saggezza spilla da ogni sua parola, di quanta sapienza può racchiudersi nella testa di un solo omino, e di quanta fortuna ha avuto il popolo di Roccamalata ad essere guidato da tale fiero condottiero. Ah se tutti ce ne fossero altri cento o altri mille! La sicula terra isola avrebbe risolto da tempo le sue secolari tribolazioni.
Caro viaggiatore ascolta il verbo di Don Coco perchè se riesci a carpire anche una minima parte di una sola conversazione tra lui e il suo popolo, avrai pane per i
tuoi pensieri e sollievo per i tuoi ricordi per anni ed anni.
Le strade del paesino dicevo sono
leopardate, per via di una deliziosa pratica restauratrice in uso da tempo a Rocca malata, cosiddetta: “dell’arripizzamento unni unni
a mezzo bitume”. Pensa, caro illuminato viaggiatore, che la sola via dedicata alla capitale vanta tre diverse tipologie di pavimentazione, una vera goduria per gli amanti del rococo.
Tale modalità di restauro rende
le vie e le viuzze del paese simili al manto del fiero felino da cui io ricavo l'aggettivo per descriverle.
L'aspetto delle vie è assai gradevole alla vista, soprattutto se si considera la cosa dal punto di vista artistico, e certamente il De Cucuzzunis è persona dai gusti artistici sopraffini, senza considerare poi l'effetto benifico e salutare del vispo saltellare qua e là, che i Rocchesi devono fare per evitare i rivoli d'acqua che con artistico disordine invadono le vie quando piove, in pratica una palestra naturale ancorchè un pò umida.
L'aspetto delle vie è assai gradevole alla vista, soprattutto se si considera la cosa dal punto di vista artistico, e certamente il De Cucuzzunis è persona dai gusti artistici sopraffini, senza considerare poi l'effetto benifico e salutare del vispo saltellare qua e là, che i Rocchesi devono fare per evitare i rivoli d'acqua che con artistico disordine invadono le vie quando piove, in pratica una palestra naturale ancorchè un pò umida.
Quale sia lo scopo del giro
quotidiano dei due compagni di merenda non è dato saperlo a noi umili mortali, d’altronde ai
paesani sempre era risultato difficile comprendere l’agire e il pensare del
loro capo, una sola cosa era abbastanza chiara: poco i paesani sapevano del
cosiddetto “don Coco pensiero”, e d'altronde non è che i paesani fossero tutti forniti
degli adeguati strumenti mentali e culturali per interpretare un cosi alto pensiero. Solo coloro i quali svolgono la nobile e muta funzione di alza bandiera consiliare, ovviamente, capiscono tutto senza bisogno di spiegazioni e adesso anche senza bisogno dell'inutile favellare. Tuttavia da costoro non tiri fuori niente, sembrano muti.
La notizia dell’estro pensante, (inviadiatoci da tutti i villaggi viciniori) del
rais di Roccamalata ormai aveva travalicato i confini locali, regionali e
nazionali, scienziati di fama mondiale e di vario settore venivano a
Roccamalata a studiare il don Coco pensiero, li potevi vedere seduti al bar ad
intervistare i Roccamalatesi nell’intento (ahimè vano) di capire e di carpire
dalle loro parole, il segreto di tanto sapere del loro cesare.
Per il momento le risultanze di
questi studi erano abbastanza scarse, era infatti emersa una sola cosa: il don
Coco pensava e pensava e poi decretava secco e preciso il suo anatema, contro tutti coloro che osavano osare di criticarlo, la frase che elaborava era più o meno sempre la stessa: “ma cu chiddu? Un cretinu chi
disci fissarii è”). Un pò poco direte voi, eh si proprio così forse è un pò poco, diciamo un monotema ossessionante, quasi un mantra liberatorio.
Tant'è che ultimamente questo pensiero monotematico, aveva
spinto verso il paese anche una categoria di scienziati che a don Coco non
piacevano molto: cioè quelli che studiano il modo di ragionare dei testa di minchia.
Il De Curtuliddis, grande
conoscitore del pensiero del suo “dante causa”, quando veniva intervistato
dagli scienziati, asseriva che questo disprezzo del suo superiore per la plebaglia che aveva l'ardire di pensare, è tipico dei grandi uomini, e dal suo capo,
essendo anch’egli un grande uomo, non ci si poteva aspettare cosa diversa.
Del resto nel suo piccolo, il De
Curtuliddis aveva lo stesso criterio nel discernere e classificare la gente:
sei d’accordo con me sei intelligente e sveglio, la pensi diversamente sei un coglione. Semplice.
Poi, ancora ricordava il De
Curtuliddis agli scienziati, non dobbiamo dimenticare che il De Cucuzzunis, è in
piccolo quello che in grande è stato l’imperatore della patria, cioè il Nanus
de Arcoris, la sola differenza tra i due, (per altro assai irrisoria si
affrettava sempre a sottolineare il De Curtuliddis), è che il Nanus galleggia
sui miliardi, mentre il Don Coco galleggia sui debiti. Ma entrambi galleggiano.
E a questo punto del discorso speriamo vivamente che il verbo galleggiare non faccia venire in mente, ai
soliti mal pensanti quel motto famoso che dice……
Ma ritorniamo a bomba, come
dicono i giovinastri, alla ragione del giro giornaliero dei due splendidi
purosangue della società di Roccamalata.
Le opinioni erano e sono contrastate:
taluni dicevano che il giro era finalizzato alla ricerca dell’ispirazione sul
come meglio fare per Rocca; altri asserivano che quei giri avevano lo scopo benefico di
rilassare le cervella affaticate dei due, che nella ricerca del bene dei loro
sudditi non si risparmiavano punto e si affaticavano fino ad uno stremo tale da non riuscire più a produrre nemmeno il
classico 2 + 2 uguale 4, cosa che
normalmente sapevano fare benissimo quando erano freschi.
Purtroppo, e come al solito,
dobbiamo amaramente constatare che c'erano e ci sono anche le male lingue pronte a dire
la loro, che invece dichiarano con la solita faccia tosta: che il giro aveva lo
scopo di andare in giro a sparlare e offendere chi non la pensava come loro.
Ma come si fa a pensare che gente
di questa levatura culturale, gente dello spessore umano del don Coco e del
Ballerinus possa rispondere con le offese alle normali critiche? Dico io come
si fa?
Questa è gente che sa benissimo
che Van Gogh è un modo di cucinare l’uovo; sa benissimo che Italo Svevo è un
tipo di treno super veloce; questi sanno benissimo che gli uffizi è un posto
dove si pagano le tasse. Insomma specialmente Don Coco, e ridico specialmente
il Don Coco è un pozzo di scienza, una inesauribile fonte di sapienza (un
catuni direi) dove abbeverarsi se ci si
vuole evolvere dalla miseria delle bassezze umane quotidiane. Insomma Don Coco se uno lo criticasse
non si permetterebbe mai di rispondere offendendo, uno così non scende mai a certi livelli.
Le solite malelingue dicono che don
Coco non scende di livello perché è posizionato talmente in fondo in fondo, che
per scendere dovrebbe scavare.
E a dir lo vero, cari amici di
Roccamalata, un fatto capitatomi di sentire nei giorni scorsi mi suggerisce che
forse queste malelingue tutti i torti non hanno. Un fatto riferitomi da persone
presenti ad una discussione pronti ad assumersi le loro responsabilità e quindi vero e di prima mano.
Pare che don Coco, parlando di un
libero cittadino, uno di quelli al quale il padre ha insegnato che la libertà del giusto pensiero, la dignità del
vivere senza chinare il capo, il rispetto per il lavoro onesto, il disprezzo
dei disonesti e la coerenza delle azioni, vengono prima del pane.
A questo cittadino offeso da don
Coco il padre ha insegnato che si può vivere anche senza pane, ma non senza libertà e
dignità. Questo è un cittadino che esercita la funzione sociale e civica
che la Costituzione gli assegna, dichiarando il suo libero pensiero sulle cose fatte da don Coco. E mai si
sarebbe aspettato di essere offeso solo perché parla del modo Coconiano di
gestire la cosa pubblica locale.
Insomma, don Coco ha offeso questo cittadino, (reo, ai suoi occhi catarrattati dall'ignoranza, di lesa maestà),
usando come base delle teorie offensive una disgrazia della famiglia di appartenenza
del cittadino medesimo.
Ora io dico, mai e poi mai una
persona, degna di tale nome, si permetterebbe di usare le disgrazie degli altri
per denigrarli e offenderli, e men che meno, e a maggior ragione quando la stessa disgrazia don
Coco la vive e l’ha vissuta a casa sua, senza mai averla saputa risolvere nemmeno lui.
Anzi se vogliamo essere precisi, don Coco è il responsabile diretto e primo della disgrazia che ha in casa, lui l’ha generata con la sua condotta di vita disonesta e immorale, il cittadino offeso no, don Coco tu non sai niente di niente vigliacco miserabile.
Anzi se vogliamo essere precisi, don Coco è il responsabile diretto e primo della disgrazia che ha in casa, lui l’ha generata con la sua condotta di vita disonesta e immorale, il cittadino offeso no, don Coco tu non sai niente di niente vigliacco miserabile.
E allora io dico: che quando un
don Coco qualunque arriva a questo livello è vero quello che di lui si dice:
più in basso di così questo squallido personaggio non può scendere, perché sotto di lui
non c’è più niente, lui è proprio in fondo, è proprio in mezzo alla sentina più putrida e
purulenta, lui sguazza in un mare d’ignoranza, di disonestà e di cattiveria, elementi
caratterizzanti del suo sporco mondo e della sua coscienza.
Un consiglio: don Coco queste
offese non cambieranno niente, dimostrano solo la tua nullità come essere umano.
E i tuoi cortigiani dichiarati, parzialmente dichiarati e occulti non
basteranno a farti da corazza crollerai tu e il tuo miserabile regno di merda, e questo
avverrà presto, molto presto.
Non è una minaccia ma una promessa e gli onesti mantengono sempre le loro promesse.
Non è una minaccia ma una promessa e gli onesti mantengono sempre le loro promesse.
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