domenica 1 luglio 2012

La scuola sempre più al centro della nostra comunità.


Ieri sera abbiamo assistito allo spettacolo preparato da bambini,  docenti e genitori nell’ambito dei cosiddetti P.O.N.

Lo spettacolo è stato molto  bello, in molti passaggi si percepiva il lavoro attento e la guida sapiente, di educatori e docenti.

I bambini, come al solito sono stati grandi, d’altronde i bambini sono sempre uno spettacolo.


Il filo conduttore delle performance era la legalità, termine importante che comprende e indica il vivere secondo legge e il comportarsi secondo regole.

Negli ultimi tempi il termine legalità è, ed è stato sulla bocca di tutti, è stato usato da chiunque, abusato, violentato, inflazionato quasi svuotato di significato, se pensiamo che (soprattutto fra i politici) tutti parlano di legalità, salvo poi scoprire che i comportamenti illegali, corruttivi e mafiosi nella pubblica amministrazione, sono ben lungi da approdare a percentuali europee, cioè a percentuali di sopportabilità sociale, salvo poi scoprire che alcuni tra coloro i quali parlano di legalità finiscono in carcere per mafia, per corruzione o altro.

Io credo però che parlare di legalità a scuola, parlare di  legalità ai bambini e soprattutto farne il filo conduttore di una manifestazione pubblica, è un seme positivo che nel tempo darà i suoi frutti, d’altra parte ieri sera ho assistito ad una grande rivoluzione che qui voglio segnalare.

Ciminna è passata dal dire che la mafia non esiste (a questo proposito chiarirò in appresso) alle parole chiare e inequivocabili della Dr.ssa Urso Miano, che nel presentare il lavoro svolto assieme ai genitori, ha affermato che la cultura mafiosa è una "subcultura", cioè una non cultura che va sconfitta e cancellata con i comportamenti privati di tutti noi, ma anche con l’affermazione della cultura della legalità e del rispetto delle regole; i ciminnesi presenti hanno manifestato di condividere quelle parole anche con un sentito applauso.

Io credo, che ieri sera abbiamo assistito ad un passaggio importante nella storia culturale della nostra comunità, che ha avuto una sua lenta maturazione con fasi intermedie, e che finalmente fa giustizia definitiva del sentire dei ciminnesi rispetto al fenomeno mafioso e in particolare di un accadimento di un paio di decenni fa, quando in pieno scandalo Giaccone (sindaco pentito di Baucina) alcuni nostri compaesani intervistati dai giornalisti di Samarcanda (trasmissione televisiva di Michele Santoro) affermavano senza vergogna e senza pudore, che la mafia non esisteva.

Quelle interviste andarono in onda su scala nazionale, dipingendo Ciminna come il perfetto stereotipo della comunità siciliana in mano alla mafia economicamente, socialmente e culturalmente, quelle interviste hanno fatto vergognare (all’epoca) molti ragazzi ciminnesi.

Io credo che ieri sera i docenti, i genitori e i bambini hanno cancellato pubblicamente quella vergognosa pagina pubblica della nostra storia.

La manifestazione di ieri sera  ha affermato, almeno dal punto di vista delle affermazioni di principio, che  anche a Ciminna l’opinione pubblica è consapevole che il fenomeno mafioso, non solo esiste ma ci danneggia.

Ciminna ha fatto dire  ai suoi figli che il fenomeno mafioso è frutto di una visione retrograda e paraculturale della società, fenomeno che  parassita la Sicilia e i siciliani onesti, e che impone la propria volontà sulla società civile attraverso la violenza e la prevaricazione.

I mafiosi in un futuro prossimo, saranno definitivamente considerati anche a Ciminna, parassiti che si arricchiscono ai danni degli onesti, che trafficano nelle vicende più losche e torbide e che quindi vanno considerati criminali e nient’altro, d’altra parte chi usa la violenza per affermarsi cos’altro può essere considerato se non un criminale.

Questo ho notato ieri sera e questo ho voluto condividere con voi, ringraziando chi ha voluto e lavorato per realizzare lo spettacolo,  sperando che chi ha responsabilità istituzionali di qualsiasi tipo a Ciminna, capisca che la Comunità progredisce solo nel rispetto della legge, sperando che tutti noi riusciamo a realizzare che, anche i comportamenti di tolleranza nei confronti di quello che legale non è, determinano un accumulo di tossine lento e inesorabile che infetta tutto e tutti.


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