Questa frase mi è stata detta da
un muratore quando, da ragazzo, lavoravo con lui come manovale.
Il muratore intendeva dire che le
cose guardate da lontano possono sembrarci diverse da quello che sono in realtà
se le si osservasse da vicino, invitandomi a non andare tanto per il sottile
nel giudizio sull’intonaco, che lui aveva appena passato sul soffitto alto di
una stanza. Un concetto semplice e scontato ma che non sempre consideriamo o che spesso applichiamo quando ci fa comodo.
Guardare la Sicilia e Ciminna da
lontano, come capita a tanti che per lavoro vanno a vivere all’estero per
periodi abbastanza lunghi, può essere ingannevole, si possono avere sensazioni
sbagliate si possono fare riflessioni non coerenti.
Bisogna anche dire, che le
riflessioni e le sensazioni sono ovviamente soggettive e legate alle condizioni
di vita che all’estero si vanno a vivere e anche alle ragioni che spingono ad
emigrare.
Ad ogni modo, credo che avere la
possibilità di staccare per qualche anno e guardare da lontano la società, i
posti e la gente del paese e della
regione nella quale siamo nati e cresciuti è una grossa opportunità di analisi e forse di crescita.
Recentemente sono stato vittima
di un eccesso di partecipazione alla vita politica ciminnese (credo dovuto al
fatto che non mi trovavo i Sicilia), e mi sono ritrovato a scrivere un po’ di
cose, che ovviamente ribadisco parola per parola, ma che forse non valeva la
pena scrivere, poiché rientrando in paese ho verificato che lo scopo per cui
quelle cose le scrivevo non può essere raggiunto, i miei scritti erano probabilmente decontestualizzati.
Come scopo, la mia partecipazione recente
al dibattito socio/politico aveva, e mi piacerebbe dire ha ancora, quello di
raccogliere le energie pensanti ciminnesi e metterle in sinergia al fine di contribure
positivamente allo sviluppo
socio/economico e politico di Ciminna.
Rientrando in “Patria” mi sono
ritrovato a pensare che alcune riflessioni sono assolutamente ancora lontane dal potere generare un dibattito franco e schietto. Diceva un mio ex amico “ il medioevo è finito quando ha fatto il suo
corso”, volendo significare che l'evoluzione storica delle comunità non può essere forzata, ma dico io di sicuro può essere alimentata ed aiutata.
Io ho l'impressione che nel nostro paese, ancora non c’è
la possibilità di un confronto culturale sull’attualità e sulla politica: consapevole,
partecipato e onesto.
Le responsabilità dello status quo sono di tutti
noi, perché ancora oggi abbiamo il passato davanti a noi, insomma non riusciamo
e non vogliamo eliminare le scorie di un passato pesante che ha visto troppi
ciminnesi impegnati in lotte fratricide che hanno fatto, socialmente parlando,
molti feriti e qualche morto. Un passato che ancora condiziona i rapporti umani
e politici e che genera solo tifoserie ignoranti.
Abbiamo visto sindaci dimettersi
senza dare spiegazioni pubbliche ed esaurienti, istituti bancari che per
statuto erano al servizio della comunità e che dovevano rappresentare uno strumento
finanziario di sostegno allo sviluppo del territorio (trovarsi spesso al centro di
dispute politiche furibonde) passare di mano con cospicui guadagni di
pochissimi e con grave danno della comunità , senza che questo
passaggio di mano venisse spiegato alla comunità intera.
Recentemente abbiamo assistito al
ritardo di 2 mesi per la formazione della giunta comunale, senza che il sindaco
o qualcun altro si sia degnato di spiegare alla comunità le motivazioni di tale
insopportabile affronto all’intelligenza di tutti noi.
Assistiamo a inciuci politici,
spesso al limite dell’incestuoso, generare imbarazzate amministrazioni paralizzate sul
fronte della chiarezza, della trasparenza e dell’attribuzione dei ruoli basati
sulle competenze.
Tutto questo, e altro ancora,
avviene davanti agli occhi di tutti noi, senza che la comunità senta il bisogno di un sussulto di civiltà e di partecipazione
democratica dettato da quello che dovrebbe essere l'ovvio sdegno.
La comunità si accontenta del
chiacchiericcio indistinto da bar o da cortile, del pettegolezzo, dello
sparlamento o del più recente cecchinaggio mediatico, insomma il ciminnese si
accontenta del nulla per non esporsi, perché pensa che da questo melmoso modo di procedere,
qualcosa prima o poi la acchiappiamo tutti. Forse era così qualche tempo fa, adesso credo che bisogna rivedere questa convinzione e cambiare atteggiamento.
Ho spesso proposto ad amici e
conoscenti, di mettere su un comitato civico che abbia lo scopo di rendere
pubblico il dibattito sulle scelte di interesse generale, fin’ora non
ho avuto successo, ma continuo a provarci.
Guardavo con favore alla richiesta avanzata da un associazione culturale (Liberamente), al Presidente del Consiglio Comunale di potere trasmettere in streaming le sedute del C.C.
Richiesta, purtroppo, inopinatamente respinta, io onestamente non riesco a capire quale nocumento l'accoglimento di tale richiesta avrebbe potuto arrecare allo svolgimento dei lavori consiliari, mentre di contro mi pare palese il vantaggio, in termini di chiarezza, trasparenza e pubblicità dei lavori dell'organismo consiliare che tutti ci rappresenta che avrebbe avuto l'accoglimento di tale richiesta.
Mi pare insomma che Ciminna sia allergica al parlare chiaro.
Guardavo con favore alla richiesta avanzata da un associazione culturale (Liberamente), al Presidente del Consiglio Comunale di potere trasmettere in streaming le sedute del C.C.
Richiesta, purtroppo, inopinatamente respinta, io onestamente non riesco a capire quale nocumento l'accoglimento di tale richiesta avrebbe potuto arrecare allo svolgimento dei lavori consiliari, mentre di contro mi pare palese il vantaggio, in termini di chiarezza, trasparenza e pubblicità dei lavori dell'organismo consiliare che tutti ci rappresenta che avrebbe avuto l'accoglimento di tale richiesta.
Mi pare insomma che Ciminna sia allergica al parlare chiaro.
Credo fermamente che una società
che non attribuisce le responsabilità delle azioni positive o delle azioni
negative della propria classe “dirigente” attraverso una discussione basata sui
fatti reali, è costretta e sarà sempre costretta a fare i conti con i fantasmi del
passato, che si materializzano di tanto in tanto, quando fa loro comodo e quando
è per loro necessario, una società che non crede nel dovere di capire avrà sempre il
passato di fronte a se e il futuro alle proprie
spalle.
Arrendersi significa laciare tutto in mano ai fantasmi del passato.
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