sabato 21 luglio 2012

Il dovere di capire

“Puru un porcu taliatu ri luntanu po pariri un’ancilu”.

Questa frase mi è stata detta da un muratore quando, da ragazzo,  lavoravo con lui come manovale.
Il muratore intendeva dire che le cose guardate da lontano possono sembrarci diverse da quello che sono in realtà se le si osservasse da vicino, invitandomi a non andare tanto per il sottile nel giudizio sull’intonaco, che lui aveva appena passato sul soffitto alto di una stanza. Un concetto semplice e scontato ma che non sempre consideriamo o che spesso applichiamo quando ci fa comodo.


Guardare la Sicilia e Ciminna da lontano, come capita a tanti che per lavoro vanno a vivere all’estero per periodi abbastanza lunghi, può essere ingannevole, si possono avere sensazioni sbagliate si possono fare riflessioni non coerenti.

Bisogna anche dire, che le riflessioni e le sensazioni sono ovviamente soggettive e legate alle condizioni di vita che all’estero si vanno a vivere e anche alle ragioni che spingono ad emigrare.

Ad ogni modo, credo che avere la possibilità di staccare per qualche anno e guardare da lontano la società, i posti e la gente del paese e  della regione nella quale siamo nati e cresciuti è una grossa opportunità di analisi e forse di crescita.

Recentemente sono stato vittima di un eccesso di partecipazione alla vita politica ciminnese (credo dovuto al fatto che non mi trovavo i Sicilia), e mi sono ritrovato a scrivere un po’ di cose, che ovviamente ribadisco parola per parola, ma che forse non valeva la pena scrivere, poiché rientrando in paese ho verificato che lo scopo per cui quelle cose le scrivevo non può essere raggiunto, i miei scritti erano probabilmente decontestualizzati.

Come scopo, la mia partecipazione recente al dibattito socio/politico aveva, e mi piacerebbe dire ha ancora, quello di raccogliere le energie pensanti ciminnesi e metterle in sinergia al fine di contribure positivamente  allo sviluppo socio/economico e politico di Ciminna.

Rientrando in “Patria” mi sono ritrovato a pensare che alcune riflessioni sono assolutamente ancora lontane dal potere generare un dibattito franco e schietto. Diceva un mio ex amico “ il medioevo è finito quando ha fatto il suo corso”, volendo significare che l'evoluzione storica delle comunità non può essere forzata, ma dico io di sicuro può essere alimentata ed aiutata.

Io ho l'impressione che nel nostro paese, ancora non c’è la possibilità di un confronto culturale sull’attualità e sulla politica: consapevole, partecipato e onesto.

Le responsabilità dello status quo sono di tutti noi, perché ancora oggi abbiamo il passato davanti a noi, insomma non riusciamo e non vogliamo eliminare le scorie di un passato pesante che ha visto troppi ciminnesi impegnati in lotte fratricide che hanno fatto, socialmente parlando, molti feriti e qualche morto. Un passato che ancora condiziona i rapporti umani e politici e che genera solo tifoserie ignoranti.

Abbiamo visto sindaci dimettersi senza dare spiegazioni pubbliche ed esaurienti, istituti bancari che per statuto erano al servizio della comunità e che  dovevano rappresentare uno strumento finanziario di sostegno allo sviluppo del territorio (trovarsi spesso al centro di dispute politiche furibonde) passare di mano con cospicui guadagni di pochissimi e con grave danno della comunità , senza che questo passaggio di mano venisse spiegato alla comunità intera.

Recentemente abbiamo assistito al ritardo di 2 mesi per la formazione della giunta comunale, senza che il sindaco o qualcun altro si sia degnato di spiegare alla comunità le motivazioni di tale insopportabile affronto all’intelligenza di tutti noi.

Assistiamo a inciuci politici, spesso al limite dell’incestuoso, generare imbarazzate amministrazioni paralizzate sul fronte della chiarezza, della trasparenza e dell’attribuzione dei ruoli basati sulle competenze.

Tutto questo, e altro ancora, avviene davanti agli occhi di tutti noi, senza che la comunità  senta il bisogno di un sussulto di civiltà e di partecipazione democratica dettato da quello che dovrebbe essere l'ovvio sdegno.

La comunità si accontenta del chiacchiericcio indistinto da bar o da cortile, del pettegolezzo, dello sparlamento o del più recente cecchinaggio mediatico, insomma il ciminnese si accontenta del nulla per non esporsi, perché pensa che da questo melmoso modo di procedere, qualcosa prima o poi la acchiappiamo tutti. Forse era così qualche tempo fa, adesso credo che bisogna rivedere questa convinzione e cambiare atteggiamento.

Ho spesso proposto ad amici e conoscenti, di mettere su un comitato civico che abbia lo scopo di rendere pubblico il dibattito sulle scelte  di interesse generale, fin’ora non ho avuto successo, ma continuo a provarci.

Guardavo con favore alla richiesta  avanzata da un associazione culturale (Liberamente), al Presidente del Consiglio Comunale di potere trasmettere in streaming le sedute del C.C.
Richiesta, purtroppo, inopinatamente respinta, io onestamente non riesco a capire quale nocumento l'accoglimento di tale richiesta avrebbe potuto arrecare allo svolgimento dei lavori consiliari, mentre di contro mi pare palese il vantaggio, in termini di chiarezza, trasparenza e pubblicità dei lavori dell'organismo consiliare che tutti ci rappresenta che avrebbe avuto l'accoglimento di tale richiesta.
Mi pare insomma che Ciminna sia allergica al parlare chiaro.

Credo fermamente che una società che non attribuisce le responsabilità delle azioni positive o delle azioni negative della propria classe “dirigente” attraverso una discussione basata sui fatti reali, è costretta e sarà sempre costretta a fare i conti con i fantasmi del passato, che si materializzano di tanto in tanto, quando fa loro comodo e quando è per loro necessario, una società che non crede nel dovere di capire avrà sempre  il passato di fronte a se  e il futuro alle proprie spalle.

1 commento:

  1. Arrendersi significa laciare tutto in mano ai fantasmi del passato.

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