
E di corsa fuori, e di corsa giù verso la libertà
dei miei dieci anni e dei miei pantaloncini corti.
E di corsa ad incontrare il vento che accarezza le mie
veloci esili gambe,
e di corsa a guardar la luce del sole che infiamma le mie
guance felici.
Di corsa con gli occhi colmi di furiosa allegria
e le orecchie pronte ad afferrare ogni
piccola voce amica.
E di corsa giù tra galline che confondono le mie scarpe
vecchie,
mi lancio tra ciottoli levigati da vite trascorse che portano
verso la punta della terra.
Sorrido tra me a vicine buone che curve sulle pile lavano consunti
panni traboccanti di vita,
lesto saluto un contadino dagli anni sfatto che dalla soglia di casa sospira la via della sua campagna.
Ammiro il muoversi rozzo delle sue mani vere tra arnesi che non userà mai più,
mani che con affetto provano, sfiorandomi appena, a frenare per un attimo la mia corsa felice.
Poi di scatto mi fermo di fronte ad eterni cumuli d’immondizia sempre fumante,
e respiro oltre, respiro con gli occhi al di là del loro fetore, l’aria azzurra che
arriva dai giardini.
Il verde dei miei occhi cerca lontano tra le campagne amiche i segni misteriosi di una nuova avventura,
il verde sincero dei miei occhi ribelli, liberi a dieci anni, liberi
adesso e liberi sempre.
Osservo di fronte a me il buon monte con la testa rotonda
che da sempre comprensivo e saggio mi perdona ogni marachella
Da lontano mi arriva la voce bella e rassicurante di mia madre,
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