Solidarieta: “sta correntemente ad indicare un
atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e
gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha
bisogno di un aiuto”
Ho tirato fuori questa definizione
del termine solidarietà da wikipedia, mi
pare una definizione semplice, comprensibile e soprattutto spiega bene quello
che molti di noi intendono quando parliamo di solidarietà.
Comincio con il dire che fondamentalmente, anche se a volte provo ad avere
comportamenti ed atteggiamenti solidali, ritengo che sono molto al di sotto
della soglia minima per potermi definire un individuo solidale.
Tuttavia voglio condividere con
chi avrà la pazienza di leggere queste poche parole, alcune riflessioni che certamente
non sono rivolte a chi, per cinismo o per paura, crede che le cose della vita
devono forzatamente andare così come vanno, ma a coloro i quali pensano che un
mondo diverso è possibile, a chi (come me) crede nelle utopie.
Vi immaginate cosa significherebbe
se ciascuno di noi agisse in maniera solidale anche solo per un paio di ore al
giorno o anche per qualche ora la settimana? Una rivoluzione.
Vi immaginate se il nostro
orientamento socio/politico, fosse improntato alla solidarietà? Il mondo
cambierebbe completamente.
Vi immaginate se agissimo dei
comportamenti, quindi delle concrete azioni e gratuite per venire incontro alle
esigenze e ai disagi degli altri? Il mondo sarebbe diverso.
Una delle frasi attribuite a Gesù
è : “ama il prossimo tuo come te
stesso”, la nostra comunità, la nostra Nazione dice di ispirare la sua
socialità, cioè le regole del convivere, alla dottrina cristiana. Eppure di
solidarietà vera in giro se ne vede molto poco.
Chi scrive non ha nessun titolo a
richiamare la dottrina cristiano/cattolico a supporto delle sue disquisizioni,
tuttavia, quando si parla di solidarietà in Italia non si può prescindere dal
far riferimento ai valori del cattolicesimo, considerato che nel nostro Paese
questi valori condizionano le scelte private, le scelte pubbliche e le scelte
politiche della maggior parte degli italiani.
Vogliamo assieme fare mente
locale su quali notizie,
quotidianamente, andiamo a ricercare in TV, alla radio, sui giornali, su internet: quanti di
noi, quando leggiamo (di questo voglio
parlare) di quei barconi di clandestini africani che affondano nei nostri mari,
con tanti morti spesso donne e bambini, comunque disperati che fuggono dalle
loro terre alla ricerca di una vita migliore (aggiungo io alla ricerca di una
vita), cercano di capire perché questi fatti avvengono, perché questi morti.
Non sarebbe cristiano cercare di
capire? Non sarebbe solidale cercare di agire?
Invece giriamo pagina e andiamo a
cercare notizie le economiche, di cronaca, di politica, di sport o di gossip, il fatto che decine di esseri umani
muoiono provando ad entrare in Europa ci lascia indifferenti, nel migliore dei
casi o addirittura ci infastidisce nel peggiore.
Spesso quando andiamo a votare,
addirittura votiamo per i partiti che
nel programma promettono lotta senza quartiere e rimpatrio per chi prova ad
entrare in Italia.
Addirittura l’Italia è stata
capace di varare una legge che prevede che essere clandestino nel nostro
territorio equivale ad essere criminale, infatti questa legge, che prende il nome
dai suoi due maggiori ispiratori, la cosiddetta Bossi/Fini prevede il carcere
per i clandestini trovati fuori dai centri di prima accoglienza.
Questa legge è stata appoggiata
con forza da tutti i partiti di destra, uno dei quali in particolare, l’UDC, riferisce
ad ogni piè sospinto, la sua azione ai principi cristiani, cioè alla filosofia
sociale di Gesù.
Partiti che sono ormai templi
della menzogna, artisti dell’inganno, pagani simulacri dell’ipocrisia, dai quali purtroppo le gerarchie ecclesiastiche non prendono mai le distanze, impegnate in una pratica di "do ut des" che di cristiano non ha nulla.
Tanti dei clandestini che l’Italia considera criminali,
che arrivano o che muoiono in mare nel
tentativo di arrivare sulle nostre coste, rappresentano il terminale di intere
famiglie che per anni risparmiano per pagare ad un loro componente il prezzo della “traversata” verso la SPERANZA.
Infatti sovente chi riesce ad
arrivare in Europa, invia alla famiglia di provenienza, parte dei soldi che
viene a guadagnare, ( poche decine di euro al mese) che tuttavia sono
indispensabili per chi resta in Africa.
So benissimo che ognuno si
preoccupa, ognuno di noi pensa che se aprissimo le frontiere chissà cosa ci
succederebbe.
La becera retorica razzista ci ha
fatto immaginare città piene di orde di stranieri che rubano, stuprano e ammazzano
etc, insomma città invivibili.
E allora noi ci chiudiamo dentro
le nostre paure, ci nascondiamo dietro improbabili morali di comodo e
giustificazioni mai dimostrate per sentirci meno complici di questi razzismi.
Sapete perché questi clandestini
muoiono in mare nel tentativo di entrare in Europa, sapete perche non vengono
in aereo o in un altro modo che non metta a rischio la loro?
Perché non hanno i soldi per il
biglietto? NO!
Loro non possono entrare in
Europa perché nessuno Stato Europeo o occidentale concede loro il necessario
visto d’ingresso per turismo, per studio o per altro.
Perché noi occidentali abbiamo
deciso che il pianeta ci appartiene, infatti se un italiano piuttosto che un
francese o un americano, vuole recarsi in Sudan piuttosto che in Kenia o in
Angola, può farlo quando vuole, per lui tutte le frontiere sono aperte, nessun
problema per ottenere il visto d’ingresso.
Per carità cristiana (direi se me
lo potessi permettere) tralascio di proposito di parlare di quello che molti
europei vanno a fare in quelle terre il discorso ci porterebbe molto lontano
dal tema.
Se invece un sudanese vuole
venire in Italia non può, per lui nessun visto d’ingresso è possibile, il
sudanese è un essere umano di serie C, l’etiope è un essere umano di serie C,
che se vuole venire a provare a vivere in Europa deve farlo a rischio della sua
vita.
Allora io chiedo; è cristiano
questo atteggiamento dell’Europa o dell’Italia, che si batte per affiggere
Cristo nelle aule scolastiche, mentre
semina in mare i cadaveri di tanti
“poveri veri cristi”?
Io dico di no, e aggiungo che
sarebbe il caso che quando si parla di cattolici impegnati in politica o nei
consessi dove si decide, si cominci a pensare che chi impronta la sua politica alla
difesa della vita, battendosi in difesa degli embrioni (che vita ancora devono
diventare), battendosi affinchè anche lo stato di vita vegetativo sia tutelato,
deve battersi anche per evitare che la speranza incontri la morte.
Bisogna salvare le vite di chi già vive, favorendo
politiche di accoglienza sostenibile e solidale.
Se qualcuno ha creato il nostro
pianeta di certo non pensava e non si aspettava che avesse fatto questa fine.
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