venerdì 14 settembre 2012

La solidarietà del mondo occidentale.


Solidarieta: “sta correntemente ad indicare un atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di un aiuto”



Ho tirato fuori questa definizione del termine  solidarietà da wikipedia, mi pare una definizione semplice, comprensibile e soprattutto spiega bene quello che molti di noi intendono quando parliamo di solidarietà.
Comincio con il dire che  fondamentalmente, anche se a volte provo ad avere comportamenti ed atteggiamenti solidali, ritengo che sono molto al di sotto della soglia minima per potermi definire un individuo solidale.
Tuttavia voglio condividere con chi avrà la pazienza di leggere queste poche parole, alcune riflessioni che certamente non sono rivolte a chi, per cinismo o per paura, crede che le cose della vita devono forzatamente andare così come vanno, ma a coloro i quali pensano che un mondo diverso è possibile, a chi (come me) crede nelle utopie.
Vi immaginate cosa significherebbe se ciascuno di noi agisse in maniera solidale anche solo per un paio di ore al giorno o anche per qualche ora la settimana? Una rivoluzione.
Vi immaginate se il nostro orientamento socio/politico, fosse improntato alla solidarietà? Il mondo cambierebbe completamente.
Vi immaginate se agissimo dei comportamenti, quindi delle concrete azioni e gratuite per venire incontro alle esigenze e ai disagi degli altri? Il mondo sarebbe diverso.
Una delle frasi attribuite a Gesù  è : “ama il prossimo tuo come te stesso”, la nostra comunità, la nostra Nazione dice di ispirare la sua socialità, cioè le regole del convivere, alla dottrina cristiana. Eppure di solidarietà vera in giro se ne vede molto poco.
Chi scrive non ha nessun titolo a richiamare la dottrina cristiano/cattolico a supporto delle sue disquisizioni, tuttavia, quando si parla di solidarietà in Italia non si può prescindere dal far riferimento ai valori del cattolicesimo, considerato che nel nostro Paese questi valori condizionano le scelte private, le scelte pubbliche e le scelte politiche della maggior parte degli italiani.
Vogliamo assieme fare mente locale su quali  notizie, quotidianamente, andiamo a ricercare in TV, alla  radio, sui giornali, su internet: quanti di noi, quando  leggiamo (di questo voglio parlare) di quei barconi di clandestini africani che affondano nei nostri mari, con tanti morti spesso donne e bambini, comunque disperati che fuggono dalle loro terre alla ricerca di una vita migliore (aggiungo io alla ricerca di una vita), cercano di capire perché questi fatti avvengono, perché questi morti.
Non sarebbe cristiano cercare di capire? Non sarebbe solidale cercare di agire?
Invece giriamo pagina e andiamo a cercare notizie le economiche, di cronaca, di politica, di sport o  di gossip, il fatto che decine di esseri umani muoiono provando ad entrare in Europa ci lascia indifferenti, nel migliore dei casi o addirittura ci infastidisce nel peggiore.
Spesso quando andiamo a votare, addirittura votiamo per i partiti  che nel programma promettono lotta senza quartiere e rimpatrio per chi prova ad entrare in Italia.
Addirittura l’Italia è stata capace di varare una legge che prevede che essere clandestino nel nostro territorio equivale ad  essere criminale, infatti questa legge, che prende il nome dai suoi due maggiori ispiratori, la cosiddetta Bossi/Fini prevede il carcere per i clandestini trovati fuori dai centri di prima accoglienza.
Questa legge è stata appoggiata con forza da tutti i partiti di destra, uno dei quali in particolare, l’UDC, riferisce ad ogni piè sospinto, la sua azione ai principi cristiani, cioè alla filosofia sociale di Gesù.
Partiti che sono ormai templi della menzogna, artisti dell’inganno, pagani simulacri dell’ipocrisia, dai quali purtroppo le gerarchie ecclesiastiche non prendono mai le distanze, impegnate in una pratica di "do ut des" che di cristiano non ha nulla.
 
Tanti dei  clandestini che l’Italia considera criminali, che  arrivano o che muoiono in mare nel tentativo di arrivare sulle nostre coste, rappresentano il terminale di intere famiglie che per anni risparmiano per pagare ad un loro componente il prezzo  della “traversata” verso la SPERANZA.
Infatti sovente chi riesce ad arrivare in Europa, invia alla famiglia di provenienza, parte dei soldi che viene a guadagnare, ( poche decine di euro al mese) che tuttavia sono indispensabili per chi resta in Africa.
So benissimo che ognuno si preoccupa, ognuno di noi pensa che se aprissimo le frontiere chissà cosa ci succederebbe.
La becera retorica razzista ci ha fatto immaginare città piene di orde di stranieri che rubano, stuprano e ammazzano etc, insomma città invivibili.
E allora noi ci chiudiamo dentro le nostre paure, ci nascondiamo dietro improbabili morali di comodo e giustificazioni mai dimostrate per sentirci meno complici di questi razzismi.
Sapete perché questi clandestini muoiono in mare nel tentativo di entrare in Europa, sapete perche non vengono in aereo o in un altro modo che non metta a rischio la loro?
Perché non hanno i soldi per il biglietto? NO!
Loro non possono entrare in Europa perché nessuno Stato Europeo o occidentale concede loro il necessario visto d’ingresso per turismo, per studio o per altro.
Perché noi occidentali abbiamo deciso che il pianeta ci appartiene, infatti se un italiano piuttosto che un francese o un americano, vuole recarsi in Sudan piuttosto che in Kenia o in Angola, può farlo quando vuole, per lui tutte le frontiere sono aperte, nessun problema per ottenere il visto d’ingresso.
Per carità cristiana (direi se me lo potessi permettere) tralascio di proposito di parlare di quello che molti europei vanno a fare in quelle terre il discorso ci porterebbe molto lontano dal tema.
Se invece un sudanese vuole venire in Italia non può, per lui nessun visto d’ingresso è possibile, il sudanese è un essere umano di serie C, l’etiope è un essere umano di serie C, che se vuole venire a provare a vivere in Europa deve farlo a rischio della sua vita.
Allora io chiedo; è cristiano questo atteggiamento dell’Europa o dell’Italia, che si batte per affiggere Cristo nelle aule scolastiche, mentre  semina in mare i cadaveri di tanti  “poveri veri cristi”?
Io dico di no, e aggiungo che sarebbe il caso che quando si parla di cattolici impegnati in politica o nei consessi dove si decide, si cominci a pensare che chi impronta la sua politica alla difesa della vita, battendosi in difesa degli embrioni (che vita ancora devono diventare), battendosi affinchè anche lo stato di vita vegetativo sia tutelato, deve battersi anche per evitare che la speranza incontri la  morte.
Bisogna  salvare le vite di chi già vive, favorendo politiche di accoglienza sostenibile e solidale.
 
Se qualcuno ha creato il nostro pianeta di certo non pensava e non si aspettava che avesse fatto questa fine.
 

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