martedì 14 maggio 2013

La bambina senza cuore

Recensione ( da Writers' dream)

Trama: Sullo sfondo di un borgo inglese, Whisperwood, circondato un bosco ricco di leggende e regolato da strane leggi che impongono alla cittadinanza il coprifuoco, la piccola Lola incontrerà l’adolescente Nathan. Nonostante i 100 anni di differenza che li separano, tra i due si svilupperà un sodalizio importante, che permetterà a Lola di recuperare la memoria sul suo tempo e la sua storia e nel contempo a Nathan di rimediare agli errori dei suoi avi una volta per tutte.

Contenuti: In 295 pagine si parla di amicizia, di dolore e di elaborazione del lutto, ma anche di famiglia e del valore dell’affetto e dell’onore. Tutte i personaggi si muovono nella scacchiera dell’ambientazione esprimendo, aldilà degli stravolgimenti e dei colpi di scena, dei sentimenti basilari comuni al vissuto degli esseri umani. Un aspetto di rilievo, espresso prioritariamente con gli usi e le etichette del 1890 (me che comunque poi si ripercuotono e passano attraverso anche gli atteggiamenti del 1990) è la concezione della donna “inconsueta” identificata come strega e, in quanto tale, da evitare/etichettare/isolare se non proprio punire. Aldilà dell’effettivo possesso di poteri paranormali, l’idea che transita al lettore è comunque un valore positivo della diversità che si deve affrancare agli occhi della collettività non con la tolleranza, ma con l’accettazione. ( – Non aver paura di quel che non conosci). I temi universali pertanto acquisiscono spessore all’interno della trama, restituendo nella lettura tanti piccoli messaggi sui quali riflettere, apprendere la lezione, proprio come nelle fiabe.
Personaggi: Tutti i personaggi della storia, che siano secondari o principali, hanno un ruolo ben definito e costruito sul piano narrativo. Al di là di alcuni cliché di massima (il padre scomparso di Maud, la madre di Lola che si sacrifica per lei e che la sorveglia sotto mentite spoglie, tanto per esemplificare) si acquisisce nella lettura un quadro dinamico e variegato che rende bene l’effetto di coralità della narrazione, concedendole il giusto brio. L’assenza di spessore di alcune comparse è comunque funzionale alla resa cinematografica (e ci torneremo a breve) del romanzo, consentendole un buon ritmo di lettura e assimilazione proprio con l’impatto visivo della scena raccontata.
Un altro aspetto sul quale è doveroso esprimersi è di sicuro la dimensione emotiva del vissuto e dei pensieri dei personaggi: le percezioni e il trasporto nel vissuto e nei sentimenti provati permeano il testo, consentendogli di coinvolgere oltre che di apparire verosimile, mediando l’aderenza tra ciò che i personaggi provano e quello che i lettori, secondo il proprio bagaglio esperienziale, riconoscono.
Ambientazione: E’ il vero punto di forza del testo. Nell’esperienza di lettura si percepisce con notevole forza la presenza fisica dell’ambiente dove le scene si svolgono: gli odori, i rumori, il clima ma soprattutto le tinte, estremamente cupe tanto da ricordare le atmosfere proprie di una corrente cinematografica espressa al meglio da Tim Burton. Le scene sono buie, brulle, desolate, ogni rumore si amplifica, ha delle eco che si ripercuotono tra le righe. L’effetto cinematografico, dove tutti gli elementi spazio temporali si amalgamano con prepotenza ai dialoghi e ai gesti dei personaggi, consente al lettore di visualizzare con semplicità il narrato e l’implicito dei protagonisti. Una tecnica ambiziosa e che non è facile da gestire, ma il risultato ottenuto dalla scrittura di questo testo non sfugge comunque al lettore, rilevando quasi mai incongruenze o sviste di alcun tipo. L’unico difetto plausibile è quello degli elementi atmosferici, che condiscono (forse troppo soprattutto quando vengono ripetuti più volte a poca distanza nel testo) l’ambientazione cupa, appesantendo, in alcuni momenti, la scena che dovrebbe magari acquisire un maggior dinamismo.
Stile: Il romanzo è strutturato con un rimando tra le vicissitudini dell’oggi (1990) e quelle accadute nel passato (1890), su diversi piani temporali non sistematici, ovvero le due narrazioni non hanno, a prima vista, un ritmo comune o una ripetitività. Aspetto che potrebbe trarre in inganno un lettore poco attento, nel dare la giusta collocazione alle vicende. La prosa si sviluppa con uno stile espositivo non semplice, ricco di sfumature sia emozionali che di periodi medio brevi, ma nel complesso la lettura non viene disturbata in quanto gli elementi trovano arricchimento dall’esposizione evitando la pesantezza.
Considerazioni Finali: A metà strada tra la novella horror e la fiaba fantasy in chiave moderna (sempre a tinte dark, ma con una buona intenzione di morale) “La bambina senza cuore” è una scommessa narrativa sulla quale vale la pena investire il proprio tempo. Nonostante alcune piccole ingenuità di fondo relative alla costruzione della trama e soprattutto ad alcune prevedibilità nelle vicende, l’esperienza di lettura è positiva, il testo appare curato, si coglie la morale e soprattutto si riesce a immaginare una trasposizione cinematografica della storia, che acquisisce comunque un buon ritmo mediante la capacità di cogliere e utilizzare i colpi di scena per ravvivare le dinamiche della storia.
Il libro è godibile e si coglie appieno che si tratta di un lavoro appassionato ed entusiasta in grado di regalare al lettore, anche a quello più perplesso e non estimatore del genere, un buon ricordo. L’augurio è quello di vedere questa storia non soltanto evolversi in sento letterario, in quanto l’autrice di sicuro possiede le carte in regola per poter regalare tante altre belle esperienze letterarie, quanto quella di rendergli ancora maggiore giustizia con una buona trasposizione cinematografica.
Consigliato a chi ha bisogno di ritrovare la propria strada, di riprendere in mano i propri affetti e i valori irrinunciabili. Al di là del genere, la storia ha il potere magico di restituire un sorriso e di ricordarci che l’eroismo fa parte delle piccole cose di tutti i giorni.

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