Per comprendere in modo chiaro il
rapporto che oggi esiste tra la melanconia e l’amministrazione comunale e il
cittadino amministrato, dobbiamo analizzare l’etimologia del termine.
Malinconia deriva dal greco, precisamente dall’unione di due termini: Melan
nero e Kole bile. Quindi per i greci melanconia significava letteralmente bile
nera.
Più generalmente oggi, ci
riferiamo ad uno stato d’animo di tristezza e di abbattimento, di rallentamento
e di scoraggiamento, di perdita del tono vitale e di senso di vuoto.
La mancanza di obbiettivi, da
raggiungere da parte di un’amministrazione statica, ferma immobile, l’assenza
totale di percorsi e prospettive, chi oggi non è malinconico?
Purtroppo, notiamo e constatiamo
un aumento di casi, fra i compaesani, chi oggi non prova profonda tristezza,
chi oggi non è moralmente abbattuto, stressato prostrato?
Uno dei primi esempi letterari di
melanconico, lo offre Omero nell’Iliade, quando racconta di Bellerofonte che
subisce l’ira degli dei.
“Ma quando fu in odio anche lui a
tutti gli dei, solitario vagava per la pianura Alea, mangiandosi l’anima”.
Bellerofonte, in realtà, è un
uomo probo e non ha fatto nulla contro gli dei, anzi ha superato innumerevoli
prove, proprio come il cittadino ciminnese che, nonostante tutto riesce a
mantenere un rapporto di collaborazione con le istituzioni, senza che le
situazioni che hanno causato malessere (imposizione di tasse e balzelli)
abbiano determinato nel tessuto cittadino animosità e tensioni che sarebbero
potuto sfociare in un clima alterato.
I nostri amministratori, come gli
dei, non si accontentano e vogliono sempre di più, sempre nuove tasse (per
Bellerofronte nuove imprese ciclopiche), quasi si compiacciano di perseguitare
il cittadino Bellerofonte che è impotente di fronte alla collera degli dei
(amministratori) e diventa melanconico.
Questo stato d’animo pervade il
cittadino lo avvita su se stesso anche se non ha nulla da rimproverarsi.
Primo esempio scientifico della
malinconia lo fornisce Ippocrate, sostenendo che questa nasce da un eccesso di
bile nel corpo, questo eccesso di bile porta alla collera, proprio come a
distanza di secoli, accade oggi ai cittadini adirati per la mancanza di
un’amministrazione pronta sveglia e progettuale che dimostri almeno di avere
una visione.
Attuali i versi di Dante “un di
venne a me malinconia e disse io voglio stare un poco teco”. Il guaio è con
queste continue vessazioni , che dimostrano scarsa o addirittura assente
progettualità, la malinconia no starà un poco, come diceva il divino poeta, ma
rischia di restare eterna.
Nel 18° secolo R Burton scriveva:
“Anatomy of melancholy” e proponeva come rimedio il classico salasso con
applicazioni di sanguisughe, ci rendiamo conto che questo libro è quanto mai
attuale, tant’è che i nostri amministratori applicano nei corpi dei già
salassati ed esangui di noi concittadini amministrati
In Italia, Giacomo Leopardi
affermava: “chi conosce intimamente il cuore umano e il mondo, cooosce la
vanità delle illusioni e inclina alla melanconia”.
Pensiamo a tutte quelle persone
“illuse” da fantastici percorsi personali, che non vedono nulla alla fine del
percorso promesso diventando sempre più biliose.
Infine ricordiamo Miguel
Cervantes in Don Chisciotte della Mancia: “la malinconia non è fatta ne per le
bestie ne per gli uomini: ma se questi vi si abbandonano disperatamente
diventano bestie”.
Non “abbandoniamoci”, proviamo a
reagire, ognuno nel suo piccolo può e deve dare il suo contributo non cadiamo
nell’errore di pensare che non si possa far nulla. Non cadiamo nel tranello del
potere forte che non vuole nessun tipo di “voce” contro. Finiamola di essere
malinconici, tristi, adirati.
Ricordiamoci che: Non con l’ira
ma con il riso si uccide” (F Nietzsche)
“La fantasia distrugge il potere
e una risata vi seppellirà” (Bakunin).
Inviato da: PROMETEO
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