venerdì 3 gennaio 2014

Invitante ordinanza numero 82/2013.



   "Ora vi cuntu chidda ri li vagni, ca un griddu ncoddu purtava sei regni"
Giustamente, uno che legge il titolo di questo post, e poi legge questo inizio si chiede: ma cosa c’entra sta piccola filastrocca con l’ordinanza numero: 82/2013.
Risponderebbe Cetto La Qualunque: non c’entra una beata m…ia”
E allora perché iniziare cosi questo post?
Ma perchè scusatemi, e prendiamocela a ridere anche se c’è da piangere, che cosa c’entra l’oggetto dell’ordinanza n 82/2013 che recita: "regolamentazione accesso ed uscita scuola materna ed elementare" con la disposizione contenuta nell’ordinanza medesima? Anche qui risponderebbe il nostro Cetto: “non c’entra una beata m..ia. Quindi se un sindaco può fare cose senza ne capo ne coda, allora figuriamoci noi poveri mortali, e quindi giù con le m....ate.
Spiegata la ragione dell’inizio di questo post, diciamo che stiamo parlando di un masterpiece (capolavoro) del sindaco di Ciminna (quello delle tasse), in questo caso coadiuvato da un dirigente comunale che ha controfirmato l’ordinanza.
Usiamo il termine masterpiece, perché tradotto letteralmente in italiano esso significa: “pezzo da maestro”, e il termine ci pare che renda perfettamente l’idea che vogliamo esprimere
Masterpiece ci sembra il termine più adeguato a descrivere bene l’ordinanza in questione, con la quale si è toccato l’apice mondiale delle m.....ate amministrative mai realizzate a Ciminna e provincia: quindi signore e signori ciminnesi seguiteci, perche adesso andiamo a descrivere il “pezzo da maestro”.
Questa ordinanza è un pezzo da maestro nel senso che rappresenta un sublimato coacervo di: incompetenza; di mancanza di senso delle istituzioni; di mancanza di spirito collaborativo, di incoerenza e  di furbizia, il tutto condito con abbondante sugo nero di mala fede.
A noi a scuola ci  avevano insegnato che ordinanza è un termine che deriva dal verbo ordinare, il quale  significa letteralmente (traggo da un prestigioso dizionario): “dare ordini; comandare che si faccia una cosa”.
Mentre di contro, invitare significa (sempre dallo stesso dizionario): “esortare in forma amichevole qualcuno a fare qualcosa”.
Quindi va da sé che se uno capisce quello che scrive, non può ordinare invitando e nemmeno può invitare ordinando. E non mi risulta che nell’ordinamento italiano esista l’istituto dell’ordinanza invitante, ne tanto meno quello dell’invito ordinante.
Ma questo c’è nell'ordinanza di cui parliamo: in sostanza il sindaco elabora e pubblica un’ordinanza sindacale che ha come oggetto: “regolamentazione accesso e uscita scuola materna ed elementare” nella quale però quello che ordina è semplicemente l’istituzione di un senso unico, mentre relativamente all’oggetto dell’ordinanza, c’è solamente un semplice invito ai genitori ad entrare a scuola dal cancello lato Falderaso, se accompagnano i figli in auto, e ad entrare a scuola dall’ingresso principale se accompagnano i figli a piedi.
Ma gli inviti adesso si mettono nelle ordinanze? “Ce di isari i vusci” “Arrizzanu i carni”.

Noi, gli inviti, eravamo abituati a vederli nelle buste di matrimonio, o di prima comunione o di laurea etc. Il sindaco gli inviti invece li manda con le ordinanze sindacali.
“Ognunu e patruni ri fari n’zoccu voli”: e questo è vero, ma tale principio vale solo a casa propria, mentre quando uno amministra è sottoposto alle regole e alle leggi  dello Stato.
E purtroppamente, per il sindaco, tempo fa un tale ministro di nome Bassanini, fece una legge che diede alle scuole la dimensione dell’ente autonomo: cioè la scuola si amministra da se.
La scuola è amministrata dagli organi previsti dalle leggi dello Stato che sono: il dirigente e gli organi collegiali.
Quindi l’ordinanza in questione invade il campo altrui ed interviene una su sfera di competenza che  non è in capo all’amministrazione comunale. E qui entriamo a buon diritto nel campo dell’ignoranza amministrativa più nera.
Perché se uno che fa il sindaco, non sa che per quello che riguarda l’entrata e l’uscita dagli edifici scolastici la competenza non è sua, e quindi non può ne ordinare ne invitare un bel niente in quel settore, com'è lo possiamo definire?  "Diversamente informato"?
Se un sindaco non sa che la competenza di stabilire da dove, come e quando uscire ed entrare a scuola spetta al Consiglio d’Istituto allora  signori cari, le cose sono due: o mala fede o ignoranza nera.
Certo dicono i napoletani nisciunu nasce ‘mparato”.
Si ma la parola per chiedere c’è l’abbiamo tutti, o se proprio vogliamo fare da soli senza chiedere a nessuno, oggigiorno  un PC o un device qualsiasi collegato alla rete ce l’hanno cani e porci.
Prima di fare un “trunzu ri malafiura” di siffatte proporzioni, bisognava informarsi e magari, uso un parolone scientifico, “confrontarsi”.
Lo si poteva fare in tanti modi, anche semplicemente telefonando a scuola, dove avrebbero sicuramente informato sindaco e funzionario comunale dell’esistenza della legge Bassanini sull’autonomia scolastica, e magari anche sul fatto che da oltre dieci anni esiste un regolamento d’Istituto che vieta “severamente” ai genitori l’ingresso dall’entrata posteriore, cioè quella lato Falderarso indicata dall’invitante ordinanza come possibilità d’ingresso a scuola.
E questo divieto non è frutto di un capriccio di qualcuno, ma prende le mosse da motivazioni di sicurezza, d’organizzazione e di vigilanza , che insieme nel Consiglio d’Istituto, genitori, docenti, dirigenti e personale ATA, hanno deciso di stabilire nell’interesse dei bambini e delle famiglie.
Questa invitante ordinanza invece è fatta da chi a scuola non c’ha mai messo piede (ancora chiamano scuola materna la scuola dell’infanzia) e non ha mai voluto collaborare con l’istituzione scolastica, forse perché allergico ai luoghi dove si produce coscienza civica, cultura e legalità.
Certo in questo anno e mezzo tutte le volte che l’amministrazione comunale si è occupata di scuola è stato un disastro: vedi servizio mensa, vedi bagno delle  bambine e adesso è arrivata quest’ultima bravata. Quindi forse è meglio che non s’interessino affatto di scuola.
Questa invitante ordinanza rischia soltanto di creare una confusione enorme, perché i genitori, interpreteranno l’invito contenuto in essa, appunto come un ordine, e vorranno entrare dall’ingresso posteriore. Ma da quell’ingresso da anni è vietato entrare perché lo stabilisce il regolamento scolastico in vigore.
Il sindaco non ha nessuna competenza in merito all’oggetto dell’ordinanza e forse lo sapeva pure, come sospetta e argomenta qualcuno,  altrimenti avrebbe fatto un’ordinanza semplice e non una invitante ordinanza.
Questo è un atteggiamento irrispettoso delle competenze del Consiglio d’Istituto e di tutta l’utenza scolastica da esso rappresentata.
Questa ridicola storia nasce dal non volere eliminare l’inutile rotatoria di piazza De Gasperi, questa storia nasce da questo tabù. Ricorderete tutti che il sindaco ancora non aveva messo piede in municipio, che già era andato di buon’ora,  con alcuni suoi operari a piantare il segnale stradale che istituiva la rotatoria. E’ stato il suo primo pensiero.
Da ciò nasce questo obbrobrio amministrativo privo di base giuridica e di buon senso.
Quel buon senso che spingerebbe qualsiasi amministratore ad eliminare la rotatoria per non dirottare più le auto verso l’entrata della scuola e quindi verso i bambini e le signore, quel buon senso che suggerirebbe al sindaco di stabilire dalle 7,30 alle 8,30, il divieto di sosta e di acceso (escluso i residenti) nella zona della Piazza di fronte all’ex ammasso, riservando questa zona esclusivamente alla sosta delle auto delle signore che accompagnano i loro figli a scuola, rendendo questa operazione tranquilla e sicura.
Questo sarebbe il modo corretto di servire la cittadinanza, non quello d’impuntarsi a mantenere su una inutile rotatoria per partito preso, a prescindere direbbe il  grande Totò.




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