sabato 2 marzo 2013

La casta, il popolo e il domatore di piazza.



Ho sempre avuto l’impressione che la casta politica abbia da tempo perso qualsiasi contatto con la realtà che la gente normale vive ogni giorno.
Oggi, a pochi giorni dalle elezioni questa impressione si è trasformata in certezza: la casta dei politici e dei burocrati boiardi di stato, loro complici indispensabili e interessatissimi, è impegnata a mantenere lo stato delle cose cosi com’è vive, questa gente evidentemente vive in un’altra dimensione spazio-temporale.
Una dimensione che non incrocia mai la realtà, una dimensione fatta di intrighi, di giochetti di tattiche inutili che mirano soltanto a perpetrare nel tempo una situazione che è ormai insostenibile.
Oggi la situazione italiana somiglia molto alla situazione della Francia prima della rivoluzione.
In quel periodo in Francia pochissimi avevano moltissimo e moltissimi privilegi, e tantissimi non avevano nulla e  nessuna speranza di migliorare la loro condizione economica e sociale.
Una condizione quella della Francia pre-rivoluzionaria molto bene sintetizzata dalla storiella che narra di un funzionario di corte che comunica alla regina:
Sua Maestà, il popolo non ha più il pane.”
“Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche…”
Fu questa la (aristocraticamente sarcastica) risposta della regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. Si dice che questa risposta fece in un batter d'occhio il giro della Francia e fece scoppiare la Rivoluzione Francese nel 1789.
Mi sono sempre chiesto se questa storiella è vera o no. Forse non lo è, ma è particolarmente significativa perché  in maniera semplice e diretta ci consegna la dimensione del potere che ad un certo momento perde qualsiasi contatto con la realtà e vive una dimensione avulsa e alienata rispetto al compito di guida giusta e concreta del suo popolo.
Oggi e da molto tempo, in Italia mi pare che i politici stiano vivendo questa condizione, la loro azione non aderisce più alle istanze dei cittadini, i loro pensieri sembrano ancora essere rivolti unicamente al mantenimento dei loro privilegi piuttosto che a dare le risposte di moralità, di giustizia e di uguaglianza e di sviluppo che da tanto tempo la gente chiede.
In Italia il 10% della popolazione detiene il 50% per cento della ricchezza nazionale, una situazione incompatibile con la tenuta sociale di uno stato democratico e altresì incompatibile con la tenuta dell’economia.
E’ evidente che se la stragrande maggioranza della gente non ha lavoro e quindi soldi da spendere, l’economia muore, le imprese chiudono, il commercio si ferma e lo stato esplode.
Gli italiani continuano pazientemente a lanciare segnali democratici di richiesta di cambiamento, l’ultima forte istanza è venuta dal recente voto, ma la casta non capisce. Guardate il balletto in atto sul taglio delle provincie in Sicilia. Guardate le assunzioni di 30 portaborse al Parlamento fatte sul filo di lana dai gruppi parlamentari di tutti i partiti.
La casta continua colpevolmente ad ignorare le istanze di cambiamento che provengono sempre più pressanti da una popolazione ormai stremata e senza speranze.
E’ necessario agire in fretta, è necessaria una operazione fiscale che ridistribuisca in maniera più equa le risorse della nazione e liberi cospicue somme per gli investimenti finalizzati alla crescita e alla creazione di lavoro soprattutto per gli under 35 e agli investimenti nella ricerca e nella scuola.
Queste azioni vanno accompagnate da concrete azioni di tagli alla politica: abolizione delle provincie e delle regioni, dimezzamento del numero dei parlamentari, con un massimo di due mandati, dimezzamento dei loro stipendi, azzeramento dei loro vitalizi, azzeramento delle consulenze esterne alle pubbliche amministrazioni, dimezzamento delle pensioni d’oro,  riduzione consistente delle auto blu, iniziative forti contro corrotti e corruttori, lotta all’evasione.
Oggi siamo all’ultima chiamata, tutti noi speriamo che si formi un governo, ma un governo qualsiasi non basterà ci vuole un governo coraggioso, giusto, competente e capace di rompere con le ormai anacronistiche logiche politiche del passato. Se il prossimo governo non farà da subito queste cose verrà travolto dai sentimenti rivoluzionari che serpeggiano sottotraccia fra la gente, sentimenti che ancora non hanno una  forma o un’organizzazione e che in questa fase si sono affidati a Grillo, ma che in un futuro (forse non tanto lontano) prenderanno la forma della rivolta e allora l’odore della violenza ricorderà per l’ultima volta a chi deterrà il potere, che un popolo ha bisogno sempre di pane, giustizia, speranza e buon esempio.

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