Vorrei in questo post occuparmi di acqua. Bene prezioso e indispensabile. Ricordo che quando ero ragazzino, passando dalla fontana di “Santa Niria”, c’era sempre una fila interminabile di notte e di giorno, di gente che con contenitori vari era costretta a passare intere giornate o nottate, per portare l’acqua a casa, perché nella stragrande maggioranza dei casi non ricevevamo una quantità d’acqua sufficiente al fabbisogno delle famiglie. Arrivati a casa, con i motorini elettrici si riempivano i serbatoi situati sui tetti.
Poi c’è stato il periodo in cui è stato in funzione il potabilizzatore della sorgente “Canale”. Infine con il progetto avviato dall’ex sindaco Rosamaria Brancato e portato a termine dall'attuale sindaco Vito Catalano, la situazione dell’approvvigionamento idrico ha trovato una soluzione accettabile in termini di quantità di acqua erogata.
Tuttavia ci sono due questioni che restano irrisolte: La prima è di facile soluzione o almeno su questa si può fare chiarezza, la seconda, invece è un po’ più complessa.
Andiamo con ordine. La prima questione riguarda la potabilità dell’acqua che arriva nelle nostre case. Un’acqua è potabile quando può essere usata per finalità alimentari, cioè si deve poter bere, si deve potere usare per panificare, si deve potere usare per fare il gelato etc. Quanti di noi bevono l’acqua che ci arriva? Io azzardo una risposta: nessuno. Il perché è chiaro, abbiamo verificato tutti che quest’acqua intasa con la velocità della luce la rubinetteria e le condutture, intasa a volte danneggiandole le caldaie e gli scaldabagno, insomma dove passa lascia il segno. Quindi nessuno di noi si azzarda ad usare quest’acqua per bere o per altri fini alimentari. Morale della favola per noi ciminnesi l’acqua non è potabile. Allora la questione è: perché pagarla come potabile?
Si potrebbe dire che dobbiamo ritenerci fortunati perché adesso, a differenza del passato, non siamo più costretti a passare giornate intere a riempire bidoni e contenitori vari per avere un po’ d’acqua. Questo lo penso anch’io, pero mi chiedo: se andassimo al supermercato a comprare, ad esempio, un po’ di prosciutto, e il negoziante ci desse prosciutto non commestibile, cosa diremmo? Pagheremmo tranquillamente ritenendoci fortunati che almeno stiamo portando a casa il prosciutto che ci serve? Io credo proprio di no! Funziona così si paga quello che si compra, quindi se l’acqua che ci arriva non è potabile allora dobbiamo pagarla per quello che è.
So che il Comune effettua sull’acqua delle analisi periodiche per verificarne la potabilità, e sicuramente queste analisi stabiliscono che quest’acqua è potabile, stenterei a credere diversamente. Allora mi chiedo dov’è l’errore? Siamo noi ciminnesi che sbagliamo a considerare quest’acqua non potabile, o sbaglia il comune che ce la fa pagare come potabile? Una cosa che mi sento di chiedere agli amministratori è di pubblicare on line le analisi fatte sull’acqua, sarebbe già un passo avanti. Ovviamente le analisi vanno fatte non prelevando l’acqua alla fonte, ma prelevandola dal serbatoio di stoccaggio di Ciminna. L’amministrazione deve prendersi la responsabilità di dichiarare quest’acqua potabile, o altrimenti prendere i dovuti provvedimenti a tutela della nostra salute e perché no dei nostri portafogli.
Seconda questione: ci siamo mai chiesti che se per disgrazia succede qualcosa che non ci consente di attingere l’acqua dalla fonte attuale, per un periodo anche di qualche settimana saremmo nei guai seri. La domanda che pongo agli amministratori è: cosa prevede il contratto in questo caso? Mi pare, sia previsto che la ditta fornitrice si impegna a fornire l’acqua trasportandola con le autobotti, ma sappiamo bene che sarebbe una impresa impossibile trasportare la quantità d’acqua necessaria al paese, per cui una eventualità di questo tipo causerebbe non pochi problemi alle famiglie ciminnesi.
A questo proposito voglio fare una proposta: credo che varrebbe la pena pensare ad un piano di approvvigionamento alternativo che possa scattare in caso di emergenza, in modo da stare tranquilli anche nel caso che ad esempio, si inquini la falda acquifera o sorga qualche altro problema. Sicuramente tutti saremmo ben lieti di essere rassicurati sia sulla potabilità dell’acqua che sull’esistenza di un piano d’approvvigionamento efficace e tempestivo.
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